Trama Lotta di classe
Chi ha detto che il tempo è denaro? Un filosofo, un banchiere o un orologiaio? Se ne vanno a rotta di collo le giornate di Marinella e Salvatore, di Nicola e della signorina Patrizia. Le giornate di chi fa dieci lavori tutti precari e ha l'impressione di vivere a mezz'aria, "pisciando in corsa come i ciclisti al Giro d'Italia". Perché se è vero che il tempo è denaro, il loro tempo dev'essere denaro di qualcun altro. Vivono tutti in un condominio fuori dal Raccordo Anulare, cinque piani di vite arrangiate fra il centro commerciale e il gigantesco call center. Dietro alle spalle ci stanno i padri, con i loro ricordi di guerra e le loro sicurezze appiccicate alla poltrona, "la perseveranza del mondo contadino dentro allo stupro urbanistico palazzinaro". E nel presente c'è l'insensatezza di un tempo bloccato, apparecchiato e inutile come la casetta di Barbie. Nelle quattro storie che s'intersecano dentro questo libro se ne raccolgono un'infinità di altre, per raccontare l'energia, la delusione e la rabbia di una generazione, ma anche la fantasia e la passione, la voglia di cambiare. Di ribellarsi. Di riposarsi. Di ricominciare. "Mi spogliavo e mi sentivo leggera. Avrei continuato a spogliarmi, se fosse stato possibile. Mi sarei sfilata la pelle come un cappotto e l'avrei appesa a una stampella."
Recensioni degli utenti
Ascanio è fantastico-16 maggio 2012
Celestini è un maestro. Questo romanzo parla di Roma, forse la vera Roma, dialettale, popolare, e il più delle volte miserabile. La Roma che adoro (e in cui vivo) , lontana dai monumenti, da Palazzo Sforza e da Via Veneto. E lo fa in un maniera tutto sua, mezzo italiano e mezzo romanesco, ma incredibilmente verosimile e attuale. Credo che leggerò anche gli altri suoi romanzi.
Lotta di classe-27 settembre 2011
Premesso subito che il Celestini scrittore non raggiunge il livello delle sue esibizioni teatrali, il libro è interessante e non manca di spunti. Esso nasce da un intreccio di storie che hanno come baricentro un condominio della periferia romana. Storie che tessono la vita e la morte, offrono uno spaccato impietoso delle nuove professioni, come quella dell'operatore di call center, disegnano esistenze minime, costantemente alla ricerca di un segno, di un appiglio, che consenta loro di evadere dalla normalità piatta del loro quotidiano. La lotta di classe, in questo mondo, è fatta di piccole trasgressioni, di microdecisioni coraggiose: come quella di lasciar morire di fame uno zio in carrozzina che a suo tempo fu responsabile della morte di tuo padre...
noi non siamo il nostro lavoro-10 novembre 2010
il mondo del lavoro oggi fa schifo. la maggior parte di noi si fa in quattro e alla fine riesce a malapena a pagarsi le spese e nella maggior parte dei casi a curare mali che lo stesso lavoro provoca. quando lavoriamo non vediamo l'ora di andare in ferie mentre quando siamo disoccupati ci deprimiamo perchè non sappiamo dare un senso alle nostre giornate. Noi non siamo il nostro lavoro, noi siamo noi!