Il libro che non volevo scrivere

Erwan Lahrer riesce ad uscire vivo dalla tragedia del Bataclan, è lì, assiste a tutto, ma non viene assassinato dalla follia omicida degli attentatori e per questo intitola il suo saggio verità Il libro che non volevo scrivere. Nessuno scrittore vorrebbe infatti scrivere un libro che racconta la propria testimonianza di un terribile attentato nel quale sono morti tanti giovani innocenti. Ma Erwan era lì, era l’unico scrittore e il suo obbligo morale nei confronti di chi non ce l’ha fatta è di scriverne, di raccontare quell’atroce verità così come avvenne, senza ragioni, senza un perché. Il tredici novembre del 2015 alle 21.40 tre terroristi dell’ISIS fanno irruzione nel teatro Bataclan e uccidono centotrenta persone e ne feriscono gravemente trecentosessanta. La tragedia è una delle più grandi che il mondo occidentale ricordi dopo l’11 settembre 2001. Dopo aver elaborato il lutto, ancora in preda ad incubi terribili e alla continua paura di morire, Lahrer inizia a scrivere di getto elaborando un libro che è il racconto della sua vita che l’ha condotto fino al Bataclan, fino alla sua passione per il rock e successivamente fino alla salvezza. Il libro che non volevo scrivere riesce persino ad essere ironico, drammatico e divertente insieme ricomponendo i pezzi di una vita e di una tragedia come in un puzzle. Fino alla creazione di una sorta di alter ego dello scrittore, il terrorista armato di kalashnikov e pronto ad uccidere. Si chiama Iblis ed è il risultato dell’emarginazione che la società occidentale ha prodotto in un connubio di follia con la realtà mediorientale.