Lettere dal carcere di Antonio Gramsci edito da Einaudi
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Lettere dal carcere

Editore:

Einaudi

Edizione:
1
A cura di:
P. Spriano
Data di Pubblicazione:
4 Giugno 2014
EAN:

9788806222512

ISBN:

8806222511

Pagine:
300
Argomenti:
Scienza e teoria politica, Marxismo e Comunismo
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Lettere dal carcere

Quando queste "Lettere" apparvero per la prima volta nel 1947, l'emozione fu intensa. Tra gli altri, Benedetto Croce rilevava che "il libro appartiene anche chi è di altro o opposto partito politico", e affermava che "come uomo di pensiero Gramsci fu dei nostri, di quelli che nei primi decenni del secolo in Italia attesero a formarsi una mente filosofica e storica adeguata ai problemi del presente". Monumento umano e letterario, documento di un rovello intellettuale, di una esperienza culturale e politica vitale per la nostra cultura, le "Lettere" sono entrate a far parte della coscienza degli italiani. Prefazione di Michela Murgia.

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5 di 5 su 2 recensioni

Un carattere per gli italianiDi s. pier-16 Agosto 2011

La figura di Gramsci ha influenzato potentemente le vicende culturali del nostro paese - e negli ultimi decenni il pensiero gramsciano ha avuto uno sviluppo notevole in tutto il mondo, come il successo dei "Cultural Studies" attesta. Le lettere rappresentano un'ottima introduzione alla figura del dirignete comunista: non solo perché in questo testo emerge l'umanità di Gramsci (Croce scrisse "è uno di noi") ma anche per la possibilità di seguire il ritmo del pensiero gramsciano in alcuni punti chiave che poi Gramsci affronterà, con maggior respiro, nei "Quaderni".

Lo studio come passione civileDi d. domenico maurizio-6 Luglio 2010

Si può leggere un epistolario per vari motivi. Ad esempio per appagare la curiosità sul lato umano dell'autore. E nel nostro caso possono risultare interessanti alcuni elementi: il rapporto molto confidenziale a volte anche duro con la cognata Tania, la tenerezza verso i bambini - Delio e Giuliano - l'esaurimento nervoso in carcere. Ma dal complesso delle lettere emergono anche tratti della personalità dell'autore che sono parte integrante con il suo pensiero. In carcere Gramsci leggeva in continuazione libri - 89 in tre mesi - , riviste, giornali e sosteneva di voler realizzare un lavoro. E questo lavoro non era solo un'occasione per tenersi occupato; era anzi un'attività funzionale all'impegno civile. Sia nello studio della storia che nella lettura dei romanzi d'appendice Gramsci denota la curiosità onnivora di chi vuole intrecciare in una riflessione compiuta ogni manifestazione della vita. C'è in questo atteggiamento non solo la tenacia intellettuale di un prigioniero ma un vero e proprio rigore morale: lo studio è un dovere per tutti. Così l'intellettuale gramsciano nella formulazione di "filosofo democratico" (un filosofo che punta a trasformare la cultura della comunità in cui vive) non solo viene definito nei Quaderni ma interpretato concretamente nella condotta di vita seguita in carcere. Mi viene da pensare così a certi intellettuali moderni che hanno smarrito il senso del loro ruolo e si limitano a interventi televisivi estemporanei privi di un retroterra concettuale organico; mi vengono in mente quei laureati che si disabituano presto allo studio e all'approfondimento e, anzi, sovente aderiscono acriticamente ai peggiori luoghi comuni; mi viene in mente una certa sinistra che discute incessantemente di identità o di altre questioni nominalistiche senza affrontare una riflessione sulla sua funzione storica. Certo, l'impegno non può essere vissuto in maniera totalizzante e nell'intellettuale gramsciano si rinvengono anche i tratti di una moralità "bolscevica", quella di chi è investito di una vera e propria missione. Ma, mi domando se d'altra parte si possa arrivare a concepire - come talvolta avviene - una campagna elettorale senza programmi o una militanza senza dibattito.