Trama Io sono Charlotte Simmons
La Dupont University, con le sue architetture gotiche e il suo parco curato, è l'Olimpo della cultura universitaria americana, il luogo che raccoglie la migliore gioventù statunitense. O almeno così appare agli occhi di Charlotte Simmons, bella e intelligente matricola giunta con una borsa di studio dalle montagne del North Carolina. E qui, con sua grande sorpresa, viene subito adottata dai principali esponenti dell'élite studentesca. Entrare nelle loro grazie è per la ragazza straordinario, qualcosa che può farle perdere la testa e i valori con cui è cresciuta. Prima di arrivare a capire la grandezza del suo essere diversa.
Recensioni degli utenti
Piccolo mattone-29 maggio 2012
Mi ha incuriosito la mole, la copertina e la trama di questo libro. Charlotte è una ragazza che si è appena iscritta all'università, è intelligente, dotata e sembra uscita dal paese sperduto da cui proviene, l'ambiente universitario non è esattamente come lo immaginava... Si ritrova circondata da alcool e sesso argomenti a lei sconosciuti... Riuscirà a rimanere charlotte charlotte?
Praticamente un telefilm-13 maggio 2012
Quella che nelle intenzioni dell'autore voleva essere un grande romanzo di sociologia sull'america puritana, si rileva invece, un romanzo a volte noioso, basato su principi forse accostabili a una certa cultura gretta e bigotta che in teoria si vorrbbe stigmatizzare, si percepisce la sua deriva verso il populismo. Il protagonista principale al termine viene redento, perche i cattivi sono colpiti e giustizia è fatta.
Crescere in America-9 agosto 2011
Non è facile per Charlotte, studentessa con borsa di studio proveniente dalle montagne del North Caroline, confrontarsi con gli studenti della prestigiosa Dupont University e per stare al passo con loro dovrà arrivare a compromessi con la propria coscienza e a spogliarsi della propria innocenza. Romanzo interessante che ci mostra quanto sia difficile essere giovani in America e quanto sia importante conoscere e apprezzare la propria identità.
Avvincente-24 settembre 2010
Libro decisamente consigliato. La narrazione scorre fluente e l'autore propone un ritratto molto realistico dei giovani americani che frequentano università di alto livello e vivono i loro anni di college in tutta leggerezza e all'insegna della più assoluta noncuranza. Romanzo davvero acuto e coinvolgente che merita di essere letto.
inutilmente verboso-8 luglio 2010
Siamo lontani dalla genialità del Wolfe de "il falò delle vanità". Questo è un libro decisamente più piatto nello stile e nella trama; soprattutto, pesa la continua ripetizione di alcuni concetti, i commenti sempre uguali che frammentano i dialoghi, il bisogno (ridondante) da parte dell'autore di esplicitare tutti (ma proprio tutti!) i passaggi logici e gli scarti psicologici dei personaggi. Credo che il grosso limite di questo romanzo stia nel fatto che la tesi ideologica (il "messaggio" che l'autore vuole far passare) sia totalmente preponderante rispetto alla trama, che finisce per esserne completamente assorbita: perciò si ha la netta sensazione che la storia e i personaggi siano solo strumentali a ribadire un concetto, che in questo modo inevitabilmente si estenua. Tuttavia, una nota positiva, che nasce da questa riflessione: perché tutti i personaggi stanno così antipatici? sfido chiunque a essersi immedesimato con l'odiosa protagonista (per chi lo avesse fatto: mi dispiace per lui...). Ciò è dovuto non a una incapacità di Wolfe, che anzi in questo è geniale: partendo da un'ottica molto pessimista sull'uomo e la società (della serie "homo hominis lupus"), l'autore mostra come i primi a chiamarsi fuori da certi meccanismi della "selezione naturale" attuata dai "vincenti" dell'habitat-campus universitario siano quelli che in realtà li applicano più biecamente (perché ipocritamente): Charlotte, appunto (a suo modo meschinamente arrivista); ma anche Adam (forse il meno egoista di tutti: ma non si può dire che il suo aiuto a Charlotte nel momento del bisogno sia totalmente disinteressato). Insomma, Wolfe dimostra che nessuno è esente da questo modo vampiresco di relazionarsi al prossimo, visto sempre come mezzo e mai come fine. Si può essere d'accordo oppure no, ma il merito di farci riflettere su questa questione nodale gli va riconosciuto.