Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello di Nicholas Carr edito da Raffaello Cortina Editore
libro più venduto

Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello

Traduttore:
Garassini S.
Data di Pubblicazione:
8 ottobre 2010
EAN:

9788860303776

ISBN:

886030377X

Pagine:
317
Formato:
brossura
Argomenti:
Impatto della scienza e della tecnologia sulla società, Aspetti etici e sociali dell'informatica
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Descrizione Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello

Ogni giorno navighiamo nel Web, passando da un sito all'altro, a caccia di notizie, documenti, video; controlliamo la nostra casella di posta elettronica, inviamo SMS e non dimentichiamo di inseguire emozioni sui social network più alla moda. La rete rende più rapido il lavoro e più stimolante il tempo libero ma, mentre usiamo a piene mani i suoi vantaggi, stiamo forse sacrificando la nostra capacità di pensare in modo approfondito? Abituati a scorrere freneticamente dati tratti dalle fonti più disparate, siamo diventati tutti superficiali? Che ci piaccia o no, la rete ci sta riprogrammando a sua immagine e somiglianza, arrivando a plasmare la nostra stessa attività cerebrale. Con stile asciutto e incisivo, lontano sia dagli entusiasmi degli adepti del cyberspazio sia dai toni apocalittici dei profeti di sventura, Nicholas Carr ci invita a riflettere su come l'uso distratto di innumerevoli frammenti di informazione finisca per farci perdere la capacità di concentrazione e ragionamento.

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5 di 5 su 2 recensioni

Dovrebbe far parte di ogni libreriaDi B. Marco-24 dicembre 2016

Il libro di Carr traccia un percorso storico-scientifico-culturale con l'obiettivo di argomentare esaustivamente una replica all'accattivante interrogativo di copertina. Compito tutt'altro che facile, data la vastità di considerazioni in gioco e la necessità di definire dei punti cardine verso i quali orientare l'argomentazione. Cosa è l'intelligenza? Quanto e come la sua definizione e il suo sviluppo dipendono dalla determinata cornice storico-culturale in cui la si vuole indagare? All'interno di una tale cornice, quale ruolo giocano le tecnologie intellettuali nel definire il modo in cui organizziamo e modifichiamo le nostre potenzialità cognitive, in modi sorprendentemente inconsapevoli e stabili? Il percorso di Carr è un affascinante viaggio alla scoperta delle potenzialità mentali dell'uomo e dei loro effetti di "arma a doppio taglio". Mirabilmente in equilibrio tra uno stile divulgativo di carattere scientifico (assolutamente autorevole e referenziato) e una forza di trascinamento del lettore accostabile a quella di un romanzo ben orchestrato, che genera il desiderio, sin dalle prime pagine, di arrivare al capolinea dell'arcano. Un libro assolutamente da non perdere, per poi ritrovarsi a guardare la realtà con nuovi occhi, più umani, più consapevoli.

Ode a PsicheDi P. Giovanna-26 aprile 2015

"The Shallows. What the Internet is Doing to our Brains" è il titolo originale del libro di Carr, una provocazione al lettore e a una società diluita in cavi di fibra ottica. L'autore, nel suo passare dall'epoca analogica a quella digitale, ripercorre la storia dell'uomo, dai sassi ai papiri, dal libro all'e-book, e si ritrova, poco dopo, a pensare a se stesso come al fantastico computer Hall di "2001 Odissea nello Spazio", quando la sua parte più umana chiede di essere lasciata in vita. L'esigenza di scrivere questo libro nasce proprio dalla consapevolezza di star perdendo qualcosa di importante, di non riuscire a mantenere a lungo l'attenzione su qualcosa, di avere sempre più bisogno di essere connesso. Diventa un'esigenza del cervello stesso che, così come con ogni altra forma di droga, modifica la sua struttura morfo-funzionale per meglio adattarsi al continuo bombardamento di stimoli provenienti dalla rete, per navigare (senza annegare) in un mare di iper link che rispondono sempre di più alle esigenze del mercato online. Si diventa impazienti, frettolosi, si perde la capacità di restare concentrati, di apprezzare il procedere lineare di un buon libro, di sentire fra le dita la carta che, proprio perché sottostimola i sensi, permette di fermarsi un attimo, di gustare il lento scorrere del tempo, di farsi un'idea propria sul mondo Carr evidenzia che oggi sicuramente leggiamo molto più di un tempo, ma che le nostre conoscenze finiscono inevitabilmente per essere singoli frammenti di un puzzle più complesso, byte che rispondono a un codice binario; la dea greca Mnemosine si spoglia del peplo dorato e diventa improvvisamente la rubrica del nostro cellulare, l'agenda virtuale del tablet. La memoria in silicio, però, non è la memoria umana, e chiedere qualcosa a Siri non è chiacchierare con un amico, e ciò che più spaventa non è tanto il tentativo di riprodurre l'intelligenza artificiale quanto il pensare che l'intelligenza umana possa essere ridotta a una serie di algoritmi, rendendo contorto il nostro rapporto con la tecnologia e il controllo che esercitiamo (o che crediamo di esercitare) su di essa. Rinunciamo quindi ad alcuni tracciati neuronali per potenziarne altri, disponiamo di più informazioni per possederne meno, costruiamo più macchine per diventare meno umani. E, soprattutto, siamo realmente consapevoli di tutto questo?