Ghiaccio e argento

Sembra una lingua luminosa quella parte di terra dove, nelle notti estive, il sole scalda ancora la Scandinavia a mezzanotte. “Ghiaccio e argento” di Stina Jackson è un noir dove il paesaggio è elemento integrante della storia, la condisce e la giustifica. Lelle, un insegnante di liceo, ha perso sua figlia: sono passati tre maledetti anni e ogni estate guida di notte alla ricerca di un indizio, di una traccia, in quel tratto di strada in cui lei è scomparsa. Come fa a sopravvivere e a continuare ad insegnare dopo quella perdita? La speranza lo tiene in vita e lo porta al confine tra Svezia e Norvegia ogni notte, alla disperata ricerca di qualcosa che cambi la prospettiva su questa vicenda. In quel lembo di terra che di notte si trasforma in un fascio di luce argenteo, bagnato dalla luna, Lelle conosce Meja che ha solo diciassette anni ed è alla disperata ricerca di qualcuno che la protegga, che le possa voler bene come un padre o una madre dovrebbero fare. Lelle e Meja trovano così conforto uno nell’altra, riempiendo quei buchi di ruoli che ci sono nelle loro esistenze. Fino a quando non arriva l’autunno e un’altra ragazza scompare, rapita da quel lembo di strada argenteo. Sarà solo allora che qualcosa cambierà, qualcosa che porterà molto lontano Lelle e Meja e che permetterà loro di trovare pace. In “Ghiaccio e argento” di Stina Jackson nulla è scontato, nulla è come appare, ma dietro alle scie di luci si nascondo grandi e fagocitanti ombre.