La fortuna alla base della piramide. Sconfiggere la povertà e realizzare profitti di C. K. Prahalad edito da Il Mulino
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La fortuna alla base della piramide. Sconfiggere la povertà e realizzare profitti

Editore:

Il Mulino

Traduttore:
Berti L.
Data di Pubblicazione:
5 aprile 2007
EAN:

9788815116284

ISBN:

8815116281

Pagine:
288
Formato:
brossura
Argomenti:
Economia internazionale, Economia dello sviluppo
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Descrizione La fortuna alla base della piramide. Sconfiggere la povertà e realizzare profitti

Le potenzialità del mercato sono dove meno ce l'aspetteremmo: alla base della piramide della ricchezza. Mentre la battaglia è al vertice, dove la concorrenza per assicurarsi i 75 milioni di persone con un potere d'acquisto superiore ai 20 mila dollari è feroce, un'enorme quota di mercato è ancora da conquistare. Esistono miliardi di persone povere che hanno un'immensa capacità imprenditoriale e potere d'acquisto, seppur singolarmente limitato, Questo volume ci invita a ribaltare le nozioni preconcette: si può imparare a soddisfare i bisogni di questa fascia di consumatori e contemporaneamente aiutare i più poveri del mondo a uscire dalla loro condizione. Sarebbe dunque il profitto la chiave per sconfiggere la povertà? Una teoria tutt'altro che infondata, come dimostrano le numerose storie di successo documentate in questo libro, segnalato come "miglior libro di business dell'anno" da Amazon e da "Fast Company Magazine" e uno dei migliori da "The Economist".

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4 di 5 su 1 recensione

La fortuna alla base della piramideDi D. ivan-25 febbraio 2011

L'ho acquistato semplicemente perchè incuriosito dal titolo. Prahalad fa parte di quella fucina di pensatori economici provenienti dall'India che hanno dato un contributo rilevante all'economia degli ultimi venti anni, e che hanno tentato di rispondere al quesito madre di tutta l'economia moderna ossia 'Cosa fare per battere la povertà?'. La base della piramide non sarebbero altro che gli oltre quattro miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno. Il suo approccio si basa su un assunto: i poveri non sono passivi, incapaci e irrimediabilmente condannati. Al contrario sono attivi, capaci di conoscere e risolvere i propri problemi, riconoscere le tecnologie adeguate, e quindi di essere e diventare potenziali consumatori. Come a dire, noi portiamo la fiamma, l'incendio s'innescherà da solo. Il privato, insieme alle istituzioni pubbliche e all'universo no-profit, può ritagliarsi un suo distinto ruolo a condizione di non rinunciare al suo assunto, quel fare profitto, che deve caratterizzare qualsiasi impresa privata. Prahalad cita una decina di casi di successo, dalla commercializzazione del sale iodato (il K15), alle protesi a basso costo del Piede di Jaipur, il finanziamento dei poveri con i programmi della ICICI Bank, e così via. Utilizzando il giusto approccio in un mix di business e sociale sarà possibile combattere la povertà facendo profitti.