Fiori di campo. Sentimenti espressi in versi di Ernesto Flisi edito da Booksprint

Fiori di campo. Sentimenti espressi in versi

Editore:

Booksprint

Data di Pubblicazione:
21 marzo 2016
EAN:

9788869906282

ISBN:

8869906280

Pagine:
51
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Descrizione Fiori di campo. Sentimenti espressi in versi

Da un po' di tempo mi sono messo a stendere in versi, seppur modesti, pensieri, emozioni, osservazioni, dubbi, sensazioni che da tempo maturavo in me. Le vicende tumultuose della vita non permettono facilmente angoli di dialogo con se stessi. Ora che la corrente è meno vorticosa, ho provato e il risultato è quello che puoi vedere qui, se ritrovi in te qualche momento per leggere con serenità profonda. Non ho cercato sponsor famosi (che non ho), né personalità illustri che presentassero questi versi: le mie poesie e la loro personalità sarebbero state tra loro molto sproporzionate. Non ho scritto per gloria e tantomeno per denaro ("Carmina non dant panem"- la poesia non dà da vivere), ma solo con lo scopo di suscitare qualche emozione, senza pretese di entrare nella vita di nessuno. Se ne avrò suscitata almeno una in ogni lettore, il mio scopo sarà raggiunto e mi sentirò la persona più felice al mondo.

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4 di 5 su 1 recensione

Primi passi poeticiDi M. Renzo-20 aprile 2023

Quella vena malinconica che ho percepito durante la lettura di Sulle rive dei fossi trova conferma anche in questa raccolta, Fiori di campo, prima pubblicazione dellautore avvenuta nel 2016. Pure qui si intrecciano ricordi e visioni della natura e con ogni probabilità sono i primi a segnare lamarezza che sta alla base dei versi (E così te ne sei andata, rannicchiata e piccola in un letto bianco di un ospedale prefabbricato, azzurro e anonimo, tra filari pioppi schierati, perso in una campagna fervente di coltivazioni e trattori... ) . Si tratta di una visione non certo lieta, perché se la morte, che è naturale nel ciclo della vita, non può mai ispirare allegria, quella atmosfera asettica data dal tipico letto dospedale porta già in sé il freddo della fine, toglie ogni calore che un sentimento può comunicare; più che la tristezza per la dipartita colpisce labbandono, questo ospedale prefabbricato, anonimo, tra i filari schierati come quelli dei viali che portano ai camposanti, isolato un una campagna dove lunica vita sembra essere quella produttiva delluomo. Ritengo poi che anche in Ciliegio sia presente quella figura femminile (che nella prosecuzione della lettura scoprirò essere la madre) che nel letto dospedale è piccola e rannicchiata, come un passerotto implume, raccolto in se stesso nel momento del trapasso. In questa poesia si rammenta - bellissimo connubio di natura e memoria - questa figura, colta in un normale atteggiamento ( Davanti alla finestra guardavi laia assolata, il tuo orto che curavi con passione e mille segreti, ma soprattutto quel maestoso ciliegio, coperto di fiori ad ogni primavera. ) . La tenerezza con cui il ricordo è rievocato mi ha ha confermato che si tratta della mamma, come comprovato anche dai successivi versi (... Poi un giorno nemmeno la sedia a rotelle è bastata più a a tenerti abbarbicata alla povera casa di sempre. Sai mamma, là ti cureranno, qui non hai i mezzi poi tornerai... ) . E una pietosa bugia che un figlio si porta appresso sperando solo che la genitrice gli abbia creduto, ma generalmente lei fa finta di crederci, sa che di più non è possibile, che la vita fugge inesorabile e vorrebbe che non corresse per il figlio. E quasi a chiudere il cerchio del discorso con Memoria si arriva allultima dimora (Non amo i cimiteri di città, lincessante andirivieni, i pettegolezzi rumorosi, i monumenti sontuosi, fiera della vanità... Amo questo camposanto, delimitato da una bassa muraglia, sprofondato nella campagna, contornato da campi di grano, in vista del fiume, ). Ecco come può essere addolcita la morte, con una visione agreste, con un paesaggio, che, pia illusione, si spera che il defunto possa apprezzare, perché comune a ciò che vedeva in vita. E proprio in questo connubio fra ricordo e natura che si ritrova la sacralità della morte, quella ritualità interiore che sembra oggi ormai persa e che tanto invece era propria di una società in cui il sentimento non era esibizione, ma unintima emozione che solo lo sguardo lasciava trapelare. Di questo mondo passato è evidente il rimpianto, tanto maggiore a chi si lega ai cicli immutabili della natura, che è la primigenia fonte di ispirazione, purché si sia capaci di osservarla. Poiché si tratta con ogni probabilità delle prime poesie scritte non mi meraviglia questo intimo dolore per una scomparsa, perché mettere giù dei versi è anche un modo per elaborare il lutto, è uno sfogo con cui si prende coscienza di un evento irreparabile ed è naturale un accentuato lirismo, che poi non ho ovviamente riscontrato nella successiva silloge Sulle rive dei fossi, proprio perché lassimilazione del lutto si è conclusa. Pur in presenza degli inevitabili limiti derivanti da una naturale inesperienza devo tuttavia rilevare come la struttura delle poesie sia già bene impostata e come i riferimenti alla natura costituiscano già un elemento qualitativo più che apprezzabile (... Ruotano le stagioni, cambiano i colori, mutano i suoni, si alternano i silenzi, così diversi, uguali mai... ) . Ne discende quindi che la lettura di questa raccolta è più che gradevole, tanto che è sicuramente consigliata.