Ferito a morte di Raffaele La Capria edito da Mondadori

Ferito a morte

Editore:

Mondadori

Edizione:
2
Data di Pubblicazione:
19 settembre 2016
EAN:

9788804670261

ISBN:

8804670266

Pagine:
238
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Trama Ferito a morte

«Testimonianza vibrante di quegli irripetibili anni Cinquanta napoletani e italiani - teneri e sfacciati, avviticchiati e svaniti come i giri di un cavatappi - e fedelissima alle loro sfumature più dolorosamente superficiali ed effimere, Ferito a morte è anche un classico. È un libro straordinario, che fonde perfettamente natura e storia, coerenza strutturale della costruzione narrativa e impalpabile poesia del fluire della vita, percezione sensibile e critica politica, l'istante atemporale dell'epifania esistenziale e la storicità (entrambi incarnati in una Napoli mitica e reale), pessimismo e felicità, compresenti nel cuore come nella seduzione del mare, fisicità immediata e riflessione.» Claudio Magris

Fuori catalogo - Non ordinabile
€ 12.00

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
4 di 5 su 5 recensioni

SublimeDi D. Antonio-30 luglio 2019

Sono le immagini a colpire e a ferire a morte. La luce che entra dalle persiane, il luccichio dell'acqua del mare, la spigola, l'evocazione di un sentimento. Dalle prime righe sale altissimo verso livelli difficili da ritrovare nella letteratura contemporanea, mantenendo al contempo una scrittura semplice e raffinata. Un libro che fa girare la testa. Sublime.

La condizione dell'uomoDi T. Alessandro-18 luglio 2011

Da napoletano io scrivo: "Ferito a morte" non è un libro su Napoli. Io non l'ho letto così. A me sembra sia, soprattutto, un libro che tratta della stasi, della condizione dell'uomo che vive fermo, immobile al palo, incerto d'ogni passo futuro. Non a caso la metafora più utilizzata (si fa immagine sovente evocata) è quella di un giovane che s'inabissa sottacqua (ma valga l'inizio, sotto le lenzuola, oppure il mito della "bella giornata": coperto dai ragi del sole) : condizione uterina, di protezione avvolgente, di calore che distacca dal resto del mondo, dal mondo reale. Più che di Napoli, Posillipo, Palazzo Donnanna, quindi, per me è stata lettura sapiente d'una condizione ch'è di tutti gli uomini che riflettono sulla propria natura. Non romanzo di genere, non toponomastica narrativa, ma grabnde classico della letteratura italiana. Lo consiglio a tutti.

FeritoDi S. John-14 febbraio 2011

Una rivelazione questo autore. La verità è che sono stranita. Ho letto molti bei libri - ultimamente - ma riferirsi a "Ferito" come ad un libro letto sarebbe sbagliato. "Ferito" è un libro che ho vissuto. Chiudendolo, mi sono sentita strana. Mi sono guardata intorno, confusa nel ritrovarmi su un treno e non ad Highlands, con 15 cm di neve e venti sottozero.

Capolavoro Di G. Antonio-14 ottobre 2010

Questo testo rappresenta per me uno dei maggiori capolavori della letteratura di ambientazione napoletana. Forse quello che ne descrive meglio e in maniera non retorica, quasi lirica e sicuramente autentica la stratificazione della società napoletana. Proprio quest'obiettivo è quello centrato più a fondo per quanto riguarda, in particolare, la descrizione di come tale stratificazione sia intrinsecamente commista. Nella spscificità della commistione risiede la sua unicità. Nobili che ragionano come i popolani e viceversa, aggrovigliati tutti in una vacuità che trova il solo senso in se stessa. L'autore penetra la vera essenza della Napoli odierna e quotidiana: una città che "t'addormenta o ti ferisce a morte" o entrambe le cose". Infinita stima per il Maestro, faro per tutti gli intellettuali napoletani (almeno spero).

Un capolavoro misconosciutoDi S. Bruno-19 maggio 2009

Da semplice lettore quale sono, non mi sogno neppure di esprimere più di qualche osservazione strettamente personale su un testo classico come questo. L'ho riletto adesso a distanza di una quarantina d'anni dalla prima volta. Facevo la collezione di tutti i Premi Strega, ero giovane e andavo di corsa a sinistra, e ricordo che mollai questo romanzo prima della metà: presto irritato dalla futilità esistenziale di tutte quelle incessanti comparse dorate, e quindi altrettanto dal gravoso impegno necessario ogni volta a ritrovarne l'inutile identificazione, per giunta soffocata e dispersa nel groviglio di una matassa che mi parve con tanti capi e nessuna coda. Anche adesso, all'inizio, ho provato, come dire, una certa reticenza culturale ad appassionarmi davvero alla vicenda; ma, superato questo mio giovanile e ormai obsoleto retaggio, sono stato via via sempre più coinvolto, travolto, e infine soggiogato dalla scoppiettante e insieme dissimulata forza narrativa del testo: pure se ho avuto ancora bisogno di una quasi completa seconda lettura per disinteressarmi finalmente dei fatti e gustarmi appieno la sublime scenografia degli idilli. Si tratta davvero di un capolavoro e come tale non basta leggerlo, ma va lentamente e anche faticosamente conquistato, come ogni vetta degna di questo nome. Ovviamente, quindi, il mio non è un assurdo voto, ma un invito pressante a tutti i lettori, giovani o meno, a conoscere o riconoscere finalmente sul serio questo grande scrittore italiano.