Essere vivi

La vita di Caterina è scandita in due tempi, ben separati tra loro. Nel primo c'è una bambina che insegue una fila di formiche. Un cane che guaisce oltre la porta, i rami di un melo, sei anni d'infanzia muta cancellati dal fuoco. Nel secondo ci sono un lavoro, un marito, due figli. C'è la donna che Caterina è diventata, dopo aver imparato faticosamente i passi e le parole. Tutto ciò che sta in mezzo è merito di una straordinaria madre adottiva, la donna vitale e insaziabile il cui corpo giace oggi in una stanza d'albergo, accanto a quello del suo uomo. Ed è proprio qui che Caterina si ritrova insieme a Daniele, il figlio di lui, per cercare di ricostruire il corso degli eventi. È in questo pugno di giorni che la sua vita per la prima volta le si rivela intera. Daniele ha un'allegria forsennata, un'energia che rompe il guscio delle cose, e Caterina una capacità strana, la facoltà visionaria d'indovinare gli sconosciuti. La morte dei loro genitori è l'unica cosa che hanno in comune, ma la libertà disperata di quei pochi giorni insieme insegnerà a entrambi un modo nuovo di stare al mondo. "Tutto è iniziato in quella vacanza, quando io ho scelto di abitare il tuo mondo e tu di lasciarlo. Non importa se ci sono voluti anni, era già tutto lì. Avremmo dovuto buttare giù il muro che ci divideva solo apparentemente, come ora, in questa stanza, perché in realtà avevamo la stessa morte nel cuore". Due vite. Due esistenze ben separate l’una dall’altra. A Caterina sembra di essere nata due volte. E deve riunire questo strappo che la rende incompleta. Essere vivi di Cristina Comencini è un romanzo che nonostante non abbia le tinte del noir lascia quasi sul fiato sospeso. L’infanzia di Caterina è stata strana, viveva in mezzo alla natura, in un giardino all’ombra di un melo, recintata e con la sola compagnia di un cane. I genitori la lasciavano sola, lei non poteva uscire, considerata handicappata. I suoi sono solo ricordi confusi e pieni di amore, di una felicità quasi insensata, ma palpabile. Poi ci fu un incendio che distrusse tutto e che condusse Caterina nella sua seconda vita. Quella in cui viene adottata e in cui finalmente può vivere in una famiglia normale, non in quella disgraziata in cui ha vissuto i suoi primi anni di vita. Qui impara a parlare, a camminare e a nominare gli oggetti che finora erano solo parte della sua vita, ma senza un nome, senza un’identità. La sua mamma adottiva si chiama Graziella ed è una donna piena di vita e di amore da donare agli altri, forse per egoismo, per aiutare prima se stessa. Caterina recupera tutti gli anni persi in un mondo ovattato e diventa una ragazza e una donna forte e intelligente. Dopo la laurea e il lavoro, riesce persino a farsi una famiglia tutta sua. Poi accade l’imprevedibile. Graziella e il suo nuovo compagno vengono trovati morti in Grecia, in una stanza d’albergo. Sembra sia un suicidio, ma a Caterina sembra impossibile che la sua mamma ottimista possa essersi tolta la vita. Inizia così un viaggio intenso e forte in cui deve recuperare e riconoscere la salma della madre. Questo percorso lo farà con Daniele, figlio del compagno di Graziella. Due solitudini, due vite difficili, si uniranno in una soluzione estrema, alla ricerca di ricucire quello strappo che le divide in due.