I documenti d'amore-Documenta amoris di Francesco da Barberino edito da La Finestra Editrice

I documenti d'amore-Documenta amoris

A cura di:
M. Albertazzi
Data di Pubblicazione:
2008
EAN:

9788895925042

ISBN:

8895925041

Pagine:
480
Formato:
brossura
Argomento:
NARRATIVA CLASSICA (PRIMA DEL 1945)
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Descrizione I documenti d'amore-Documenta amoris

Prima edizione critica dell'opera di Francesco da Barberino. L'opera, composta tra il 1309 e il 1313 è la prima testimonianza della "Comedìa" di Dante. È inoltre la prima antologia della letteratura dell'area franco-italiana. Infine l'opera è famosa anche dal punto iconografico, presentando al suo interno miniature che illustrano i contenuti e li integra. Nell'edizione sono riportate le miniature principali a colori, le altre in bianco e nero.

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5 di 5 su 1 recensione

letturaDi S. Massimo-4 gennaio 2009

Credere che i Documenti d'Amore siano un libro per tutti è come dire: la letteratura è un gioco (ridere senza danni, passare il tempo); la letteratura è l'Accademia, che converte il succo in dati e la forma in formalismo. In realtà ci sono libri liberi dai molti: quindi non democratici; e liberi dall'Università dei pochi: quindi non autoritari. Un'opera né democratica né autoritaria era (è) la selezione dei lettori *gentili*, che riconoscono un potere inattuale. I Documenti nascono senza i gruppi - o il popolo o l'Accademia - a cui parla un libro. Il loro lettore ideale era, ed è, perfettamente bilingue, informato sulla letteratura giuridica e teologica, a suo agio con le rime aspre. Ma il libro gli insegna come stare a tavola, come parlare con i superiori, e che non si gioca in piazza, ad una casa basta un uscio solo, bestemmiare è orribile, è bello visitare gli infermi. Il *diligens lector* conosce perfettamente questo galateo, altrimenti non sarebbe né diligente né lettore: il libro può essere il suo specchio, non il suo duca. Il punto è più decisivo, per tutti: non c'è cultura senza dettatura; più si è vasi di un flusso virtuoso e più ci si innalza, producendo una cosa gentile; e non c'è cosa gentile senza uno stile adeguato, in poesia e in prosa. Tutto questo si può leggere in modi diversi: la traduzione laica dell'abbandono mistico (l'uomo di Dio cresce divinizzandosi; il servo di Amore si nobilita servendo: e in realtà è nobile dal primo istante della conversione alla dettatura); l'ambizione borghese di differenziarsi dai grossi; la soddisfazione di incanalare una luce superiore. L'intelletto che si accende, e che scriverà, è il mio; ma il dio forte che ha parlato - e che mi violenta, come è stato aggredito Geremia, e poi Dante - è superiore a me. Così io scrivo, perché Amore ha parlato. E piango perché "illa domicella - idest illa dulcedo predicationis verbi Dei - vulneravit me". Vuol dire che sono stato scelto; o che ho elaborato una nuova autobiografia, in cui cresco trasformandomi: Io son ella (Cecco d'Ascoli), Je est un autre (Rimbaud), I am found (Thomas). Gli altri non sono così: sono (sanno) solo se stessi, e non sono (non sanno) niente. Non è un caso che libri come l'Anticlaudianus di Alano, l'Acerba etas di Cecco e i Documenti d'Amore riemergano oggi; e anche la Comedìa riappare, mentre finge di piegarsi a *public relations* che non competono al vero Dante. Questa è l'epoca della sostituzione dell'Occidente con un nuovo tempo, in parte meticcio e in parte autonomo dagli istituti imperiali. L'uomo nuovo - re sacerdote pacificatore messia - è il Giovane dell'Anticlaudianus e il Veltro della Comedìa: non il vecchio e la preda, ma il Giovane e il Cacciatore, creati delle Virtù che nei Documenti insegnano tutto. Non è un sogno, ma un fatto vero - e non un fatto piccolo - che questi libri sono le porte di una storia diversa: e riappaiono insieme, oggi e non prima, perché contribuiscano alla *vita nova*. Il sistema scortese è lo Zeus di cui Prometeo, anche legato, prevede la caduta. L'ingerenza dei libri sul vecchio mondo è distruttiva e costruttiva, in questo tempo. (massimo sannelli)