Con-dividuo. Cellule e genomi XVII corso. I corsi dell'Open Lab di Manuela Monti, Carlo Alberto Redi edito da Ibis
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Con-dividuo. Cellule e genomi XVII corso. I corsi dell'Open Lab

Editore:

Ibis

Data di Pubblicazione:
19 ottobre 2019
EAN:

9788871646183

ISBN:

8871646185

Pagine:
234
Formato:
brossura
Argomenti:
Antropologia sociale e culturale, etnografia, Genetica (non medica)
Acquistabile con la

Descrizione Con-dividuo. Cellule e genomi XVII corso. I corsi dell'Open Lab

Questo volume nasce dall'idea di Manuela Monti di discutere di CON-dividuo a Mechrí / Laboratorio di filosofia e cultura, curato da Florinda Cambria e chiude un'ideale trilogia iniziata con "No razza, sì cittadinanza" (2017) e "Migrazioni" (2018) presentando le ragioni del CON-declinate in tanti lemmi, tutti basati sull'ineludibile riflessione della necessità del riconoscimento dell'Altro per quello che è e non per quello che vorremmo fosse. I conflitti nascono dal misconosci-mento, che si configura come il primo passo per la negazione dell'Altro. Solo il riconoscimento e l'inclusione di tutti assicura le condizioni per vivere nella società complessa. Dobbiamo dunque liberare dal fascino dell'ignoranza, creata dalla pervasività delle comunicazioni e delle immagini, i tanti "pollicini" che con posting, liking, retweeting tengono in mano il mondo e far loro capire "cosa è umano", far chiaro che è un dovere morale l'accoglienza dell'Altro, del migrante (non è solo un vantaggio biologico ed economico). Ogni uomo viene al mondo solo perché qualcuno ce lo ha messo, la vita si dà nell'incontro con qualcuno, qualche cosa, un evento; ciò che dà fondamento all'umano è la relazione, la comunità, il collettivo; l'uomo vive perché qualcuno l'accoglie e prende posizione in una architettura esistenziale dalla quale non può prescindere: "gli Altri ci sono sempre qui con-" (Martin Heidegger, Sein und Zeit, 1927). Umberto Eco ricordava che nessun fondamentalismo o razzismo o nazionalismo riesce a fermare la Storia: "È esistito un patrizio romano che non riusciva a sopportare che diventassero cives romani anche i galli, o i sarmati, o gli ebrei come san Paolo, e che potesse salire al soglio imperiale un africano, come è infine accaduto. Di questo patrizio ci siamo dimenticati, è stato sconfitto dalla storia. La civiltà romana era una civiltà di meticci. I razzisti diranno che è per questo che si è dissolta, ma ci sono voluti cinquecento anni, e mi pare uno spazio di tempo che consente anche a noi di fare progetti per il futuro".

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