Derrida e il dono del tempo
- Editore:
Moretti & Vitali
- Collana:
- Il tridente. Campus
- Data di Pubblicazione:
- 16 marzo 2011
- EAN:
9788871864761
- ISBN:
887186476X
- Pagine:
- 284
- Formato:
- brossura
Descrizione Derrida e il dono del tempo
Nel mondo dell'Amministrazione globale il tempo calcolatorio pretende di essere tutto il tempo. Tanto che il suo dono, nell'età del dominio dell'Economico, appare impossibile. C'è invece un resto del tempo. Ed è questo a essere seducente per il pensiero. Questo resto è ciò per cui si scrive. Si scrive per sfuggire all'astrattezza del tempo che manca se stesso a causa della sua estrema disciplinarizzazione. È necessario, come fa Agostino, immergere il proprio pennino contemporaneamente nel sangue antico e nel presente. Così s'intravvede un tempo pieno, il miracolo del dono reciproco di tempo e scrittura, di identità e di differenza. Perciò la filosofia e la letteratura, secondo Derrida, hanno da dire qualcosa: per la forma del loro camminare nelle vie della mancanza, del loro affidarsi all'altro. Si scrive per resistere, e resistenza è allevare i sentimenti, dare loro il nome e narrarli. Nel coraggio della scrittura si possono scoprire le chiavi per entrare nelle cripte dell'esistenza, nel destino di segni aperto all'ulteriorità e al portento del tempo,
Recensioni degli utenti
Psichismo incessabile del linguaggio.-13 gennaio 2012
Quello che fa Derrida in quest'opera è una sperimentazione spettrale e intima della linea del tempo occidentalmente, per tradizione diegematica, visto, sentito e descritto come una "cosa", si pensi a frasi come: non ho tempo, non c'è tempo e i pattern locutivi globali come: "tempo pieno", "tempo libero, "tempo determinato". Derrida è un raffinato prosecutore insuperabile di tutta la ventata strutturalista di sapore altamente profetico che inevitabilmente raschia, come il più alto palazzo il cielo, l'affaire "onthos", l'essere, cardine di tutta la riflessione sull'essere operata nel 900. Le sue concezioni sul linguaggio e il suo logocentrismo sono stati anticipatori di nuove discipline come la PNL che nell'affrontare il prato del dialogo interiore, dei ricordi e del tempo, parte- quasi senza saperlo- dalla stessa visione del tempo derridiana già dipinta dal francese. Il fatto che il tempo sia qualcosa di continuamente sfuggente alla concretezza quotidiana ne fa un lavacro aureo ma allo stesso tempo pesante da cavare dal pozzo del "noema", ossia del pensiero. Così il tempo e il ragionare su di esso diventano per derrida strumenti per narrare di qualcosa come per gioco, per comodare sul cuscino dell'agiatezza la fisicità dei concetti. Un libro completamente attuale, dove non si può se non seguirne le idee che pare vengano a Jacques proprio proprio mentre scriva, un flusso di pensiero naturale, del suo modo di sentire il tempo e di farlo noto ai philosophes moderni. All'occidentalità di fatto ancora oggi sta sfuggendo la necessaria distinzione, non poi tanto sottile, che invece operavano i greci quando pensavano al tempo. C'è un tempo destinato al lavoro, e quello è il chronos. C'è un tempo destinato all'interiorità dell'anima e quello è il Kairos, il tempo degli attimi interiori che sono momenti irripetibili fuori d'ogni ordinaria esperienza vissuta all'esterno. Che il "sentimento del tempo" è soggettivo del resto lo dimostrò già Kant e ora Derrida ne dà riprova. Un libro veramente da leggere. Da posare. E da rileggere. Necessariamente. Dario Matteo Gargano.