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3 di 5 su 2 recensioni

Un'epistola per capire Wilde.Di C. Alessandra-28 settembre 2010

Stupendo, un'ottima lettura per cercare di capire Wilde. Un'epistola in cui l'autore mette a nudo i suoi sentimenti, mostrandoci una persona completamente diversa dal Oscar Wilde dandy, di "Il ritratto di Dorian Gray".

Una lettera di WIldeDi B. Ilaria-20 settembre 2010

Un po' di anni fa ho letto qualcosa di Wilde: da "Il ritratto di Dorian Gray", , a "The importance of being Earnest", da "Il fantasma di Canterville" ale raccolte di aforismi. Il ricordo che ho: un artista eccentrico e provocatore dalla scrittura ironica e pungente. Nel "De profundis", lunghissima lettera (mi pare la più lunga mai scritta) indirizzata al suo amico Douglas (Bosie nella lettera), ritrovo uno stile profondamente triste. Wilde si trova in carcere dove sconta una pena di due anni ai lavori forzati essendo stato processato per omosessualità. Ripercorre qui i momenti della sua vita con Douglas, racconta le fasi del processo e narra dell'esperienza vissuta in carcere. Rimprovera il suo amico di non averlo mai cercato e di non avergli mai scritto: dopo due anni e mezzo di vita insieme, durante i quali Wilde si occupò materialmente e finanziariamente di Douglas, quest'ultimo non si fece mai vivo nel periodo della sua carcerazione. WIlde intende far prendere coscienza a Bosie di quanto, nella sua vita, l'odio fu sempre più forte dell'amore. ‹‹L'amore è nutrito dall'immaginazione, e grazie ad esso diventiamo più saggi di quant sappiamo, migliori di quanto sentiamo, più nobili di quanto siamo. [...] L'amore si può nutrire unicamente di quanto è nobile e nobilmente concepito. L'odio si può nutrire di qualsiasi cosa.›› Attraverso i racconti della sua stessa vita, cerca di far capire a Bosie come la superficialità sia il vizio peggiore. Il rimprovero a Bosie diventa un rimprovero a se stesso: Wilde si rende conto delle proprie debolezze, di quanto il tempo passato con Bosie fosse stato improduttivo e controproducente per la sua Arte. ‹‹Per quanto sia terribile quello che mi hai fatto, è stato ancora più terribile quello che io ho fatto a me stesso››. Alla fine Wilde realizza come Bosie gli abbia insegnato a comprendere il dolore e la bellezza derivata da esso: la lettera, inizialmente lettera di pentimento e rimprovero, diventa una lettera di perdono e d'amore. Una parte che mi ha particolarmente colpito è quella che trova una profonda connessione tra la vita dell'artista e la vita di Cristo: ‹‹Il posto di Cristo è in verità tra i poeti [...] egli è anche il primo tra tutti coloro che amano.›› ‹‹È la quaalità dell'immaginazione della natura di Cristo che lo rende centro così palpitante di moti romantici.›› Detto questo, proprio per il tono triste e doloroso di questa missiva, la lettura ne è stata faticosa. In realtà, ho trovato alcuni passaggi ripetitivi, per esempio alcuni episodi della vita con Douglas, il sottolineare i suoi sperperi a spese di Wilde, la superficialità delle sue abitudini e della sua condotta di vita, la narrazione del suo rapporto con la sua famiglia, in primis col padre e il profondo odio verso di lui. Sono corca 180 pagine, ma mi sono sembrate 600! Vero è che questa ripetitività ha lasciato il segno e ha passato il dolore sentito dall'autore. In questa epistola Wilde si mette completamente a nudo. Notevoli i vari riferimenti alla cultura classica, alla "Commedia" di Dante, ai Vangeli, alla filosofia, e chi più ne ha più ne metta.