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I cosacchi-11 agosto 2011
Compoinimento del primo Tolstoj, ma già si intravedono le potenzialità che porteranno a "Guerra e pace"; descrizioni di naturalistica bellezza, personaggi di spessore importante e a tutto tondo, acutissimo occhio per i dettagli. I cosacchi, in realtà, oltre che romanzo è trattato di antropologia, perché racconta con estrema attenzione e precisione modi di vivere, usi, espressioni linguistiche, abbigliamento, gastronomia, di quei popoli della zona caucasica che mai del tutto si sono integrati nella grande Russia zarista, restando sempre un corpo estraneo (quando non ostile) all'interno della nazione. Quelli descritti possono sicuramente essere considerati i prodromi delle lotte indipendentiste dei nostri anni in Cecenia e in Daghestan, già allora teatri di malumori, di rivolte, di rivoluzioni. Le vicende vissute da Olenin nel sanguigno e lussureggiante Caucaso, a contatto con persone genuine, forti, sprezzanti ma insieme capaci di grandi gesti d'affetto e lealtà nei confronti degli ospiti, cambieranno il suo modo di vedere la vita e lo stravolgeranno nel profondo. Cuori semplici e rozzi, giovani ardimentosi, ragazze belle, rudi e istintive si rivelano per il protagonista (come era stato per Tolstoj stesso) un'umanità pura, serena, sana, immune dalla falsità dei salotti moscoviti. Anche se il sogno irrealizzabile di Olenin di farsi altro da quello che è per nascita ed educazione andrà in pezzi e si dissolverà, non c'è vacuo sentimentalismo né idealizzazione romantica; il grande scrittore russo canta la gioventù e la sua forza vitale, indomabile, dionisiaca. Esperienza unica, eccezionale, irripetibile.