Codice delle leggi amministrative edito da Edizioni Giuridiche Simone

Codice delle leggi amministrative

a cura di

A. Pagano

Edizione:
3
Data di Pubblicazione:
2012
EAN:

9788824433426

ISBN:

8824433421

Pagine:
1823
Formato:
brossura
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Descrizione Codice delle leggi amministrative

Cominciamo dalla crisi economica e dall’attività del nostro Governo che, dovendo disegnare gli stessi termini della sopravvivenza finanziaria dello Stato, mai così avvertita come in pericolo, ha posto mano a riforme che è giusto definire epocali se non altro per il loro carattere di attesa sempre rinviata (si pensi alla riforma del sistema previdenziale) ovvero, di fatto, inattuabili (il pensiero corre alle liberalizzazioni via via rinviate).
Fra atti legislativi posti in essere ed “atti mancati”, è certo però che il bilancio attuale della normazione è comunque fra i più interessanti, comparandolo con gli ultimi decenni succedutisi. Non è possibile qui individuare se non alcune tendenze, ma le stesse sono nette e ben evidenti. Da tempo si discetta della mutazione genetica della P.A. immessa in un concetto di soggettività che ormai sfugge dalla rigida demarcazione civilistica fra personalità giuridica e non: pubblica Amministrazione ora plasmata dalla neutralità delle forme (si pensi alle società di diritto pubblico) e, soprattutto, dalla variabilità prospettica di ispirazione comunitaria (per cui le pp. AA. Sono considerate restrittivamente se ci si rapporta alla impermeabilità al personale comunitario per gli uffici da ricoprire con concorsi pubblici, mentre sono estensivamente ritenute, se si discute della accessibilità ai loro atti e specialmente, in chiave concorrenziale, di evidenza pubblica).
Si pensi, per altro versante, al codice del processo amministrativo che indica l’estensione del concetto di “pubblica amministrazione” in relazione alla sottoponibilità al CPA dei soggetti “comunque tenuti al rispetto dei principi del procedimento amministrativo”: siamo nella piena comparazione fra entità in ragione del loro ancoraggio alla legge n. 241/1990.
Mutato, nella prospettiva normativa attuale, è però anche (e soprattutto) il rapporto fra imprenditoria privata e pubblica Amministrazione.
Qui la crisi economica lascia un palpabile segno nell’intento del legislatore di favorire con modalità massime lo sviluppo economico e quindi il diritto di impresa (art. 41 Cost.).
In nessun “luogo” l’asimmetria fra potere pubblico e soggetto privato è in tal guisa recuperata: basta richiamare le parole-guida di «burocrazia zero», di «statuto» dell’impresa ex L. 180/2011 (mentre sembra essere in crisi, parallelamente, lo statuto dei lavoratori) con la enfatica minimizzazione della discrezionalità amministrativa in tale campo, ovvero con l’adozione del criterio del minore intralcio al normale esercizio delle attività dell’impresa (cfr., D.L. 5/2012): è qui che il legislatore insiste negando generalità al principio della previetà dell’atto amministrativo (cfr., art. 34, c. 2, D.L. 201/2011 conv. in L. 214/2011).
Ancora, in più vasto ambito, si segnala la disciplina della SCIA nell’ottica del non atto amministrativo rispetto alla tradizionale esplicazione del provvedimento, chiamato (storicamente) a regolare il contrasto fra autorità e libertà.
Non basta però accennare solo al binomio “sviluppo economico”; altra parola-antenna della legislazione attuale è quella di equità: lo stesso decreto “Salva-Italia” (n. 201/2011) reca, già nel titolo, disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici.

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