Nella città del pane e dei postini
- Editore:
Diabasis
- Collana:
- Al buon Corsiero
- Data di Pubblicazione:
- 1 luglio 2005
- EAN:
9788881032327
- ISBN:
8881032325
- Pagine:
- 240
Trama Nella città del pane e dei postini
Da una stanza situata nel cuore di Tashkent, in Uzbekistan, Giorgio Messori resiste al disagio di una guerra invisibile scrivendo: del suo arrivo nella "Città del pane e dei postini", del lavoro di insegnante, dei viaggi e degli incontri nelle città uzbeke e turkmene. Primo vero esordio letterario che narra di un uomo che ha viaggiato a lungo nello spazio e nel tempo della propria memoria prima di incontrare la sua vera casa, "il grande cielo dell'Asia".
Inserisci la tua e-mail per essere informato appena il libro sarà disponibile
Recensioni degli utenti
L'indimenticabile libro di Giorgio Messori-8 luglio 2010
Si tratta di un dono. Di un tratto di strada condiviso. È l’aprire il sipario a un palcoscenico privato. Disgelare le bellezze nascoste con uno sguardo tiepido e pulito. Questo è un diario, e fortunatamente questo è anche il diario che Giorgio Messori ci regala. Pagine dal tocco cordiale, manifestarsi lieve del mondo della vita, senza troppo urlare; un emergere naturale. Il diario è una questione delicata e Giorgio Messori ha la qualità di narrarlo con grazia, senza irrompere o interrompere bruscamente. Ci racconta di un viaggio con le parole dell’ordinario, con la naturalezza di un risveglio. Ci introduce così nello stra-ordinario di una vita, del suo passato e dell’aspettativa. Ci permette di immergerci e di emergere dal mare della sua memoria, ci da il tempo di asciugarci un attimo al sole tiepido e di tornare, se vogliamo. Come se un inizio e una fine li si scorgesse solo dal mezzo, e quel mezzo fosse vita. Nostalgie, calori, emozioni lontane, ma attraverso le azioni della quotidianità. Della nuova quotidianità da costruire in una terra straniera: l’ Uzbekistan . Questo diario ci racconta la difficoltà del viaggio e della condizione di straniero. Straniero in terre lontane, ma straniero talvolta anche nel proprio mondo. Forse è questo duplice vincolo che avvicina il libro al nostro “retrobottega esistenziale”, che innesta quel senso di familiarità. “Nella Città del Pane e dei Postini” ci restituisce persino i sapori e lo fa con lo scorrere delle immagini che non sono le immagini della retorica, ma della vita più autentica.