Descrizione Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili
Dove corre il confine fra «paesaggio» e «città»? E come giudicare o indirizzare gli interventi sull'uno e sull'altra, o la continua crescita delle periferie? Devono prevalere i valori estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere)? L'architetto è il mero esecutore dei voleri del committente, anche quando vadano contro l'interesse della collettività, o deve mostrarsi attento al bene comune? Sfidare i confini difficili fra città e paesaggio, decostruire i feticci di un neomodernismo conformista (il grattacielo e la megalopoli) e le sue conseguenze (i nuovi ghetti urbani) vuol dire tentare il recupero della dimensione sociale e comunitaria dell'architettura. In un paesaggio inteso come teatro della democrazia, l'impegno etico dell'architetto può contribuire al pieno esercizio dei diritti civili. Diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura meritano questa scommessa sul nostro futuro.
Recensioni degli utenti
Contro il conformismo e l'avidità-29 marzo 2018
Difendiamo la diversità di genere, la diversità di religione, la diversità enogastronomica... Ma non difendiamo la diversità delle città e dei paesaggi. Urbanisti, sociologi, architetti, assessori dovrebbero essere prima di tutto cittadini e sentire la responsabilità di disegnare e costruire il futuro destinato non a loro, ma ai pronipoti dei pronipoti. Da leggere insieme a "Se Venezia muore".