Andrea Palladio e la cultura veneta del Rinascimento
- Editore:
Il Veltro
- Data di Pubblicazione:
- 1983
- EAN:
9788885015203
- ISBN:
8885015204
- Pagine:
- 264
- Argomento:
- Storia moderna dal 1450-1500 al 1700
Descrizione Andrea Palladio e la cultura veneta del Rinascimento
Giuseppe Barbieri, nel portare a compimento una serie di ricerche sulla cultura vicentina, padovana e veneziana predisposte per le principali mostre del IV Centenario della morte di Palladio (1980), propone di considerare l'architetto non solo come uno straordinario inventore di forme e di edifici o come un importante teorico dell'architettura ma anche, e prima ancora, come un autentico intellettuale, come un uomo in grado di proporre e di verificare originali strategie di conoscenza e di confronto con le strutture culturali e sociali del suo tempo.
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RECENSIONE-31 agosto 2008
E' sinora mancato, nella pur vasta bibliografia palladiana, un tentativo d'indagine della mentalità, dei meccanismi di appercezione culturale, degli strumenti di lettura, di analisi e di giudizio della realtà circostante e consolidata messi in opera dal grande architetto veneto. Se infatti è noto ed è stato lungamente e proficuamente sviluppato il problema dei rapporti intercorsi tra Andrea Palladio e il complessivo contesto culturale della sua epoca, tali studi hanno essenzialmente privilegiato la prospettiva, ragionevole e funzionale, di una più efficace comprensione della concreta produzione artistica dell'architetto: e in questo senso, mediante l'individuazione di ascendenze, mutazioni, interdipendenze che collegassero l'opera palladiana tanto alla tradizione classica quanto al nuovo modo - quello che per Andrea Palladio origina da Bramante - di pensare l'architettura. Andrea Palladio e la cultura veneta del Rinascimento, di Giuseppe Barbieri, dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Padova, nel portare a compimento, in un orizzonte allargato, una serie di ricerche sulla cultura vicentina, padovana e veneziana predisposte per le principali mostre del IV Centenario della morte di Palladio (1980), propone di considerare l'architetto non solo come uno straordinario inventore di forme e di edifici o come un importante teorico dell'architettura ma anche, e prima ancora, come un autentico intellettuale, come un uomo in grado di proporre e di verificare originali strategie di conoscenza e di confronto con le strutture culturali e sociali del suo tempo. Del resto, la seconda metà del XVI secolo, in cui si situano i più maturi interventi del Palladio, vede ancora la ragione degli artisti in una posizione di avanguardia nello sforzo, che è di tutto il secolo, di costruire le forma di un nuovo sapere. Il volume di Giuseppe Barbieri ha inteso allineare i nodi essenziali di una impostazione di tal genere allo studio di Andrea Palladio, e ciò ha reso necessario l'impiego, nell'ambito per altro rigorosamente delimitato della storia della cultura artistica, di tecniche d'indagine che, provenienti da altri ambiti d'applicazione - come gli strumenti di analisi testuale, le principali emergenze dell'ermeneutica contemporanea, le precauzioni indiziarie della più recente pratica storiografica - consentono talvolta il conseguimento di risultati sorprendenti, di ipotesi insospettate. Movendo da un serrato esame di alcuni nuclei della trattatistica rinascimentale di architettura, l'opera, che risulta singolarmente arricchita da una lunga prefazione di Lionello Puppi, Ordinario di Storia dell'Architettura e dell'Urbanistica dell'Università di Padova, passa ad analizzare, nel quadro prevalente ma non esclusivo della cultura veneta, testi sulla natura e sulla funzione del linguaggio, secondo le due grandi ma intersecatisi scansioni del platonismo e dell'aristotelismo, sulle strutture ideologiche e di costruzione della società, sul tema cruciale dell'onore, sulla letteratura di viaggi. Incentrato su un'ipotesi della complessiva immagine che del mondo ebbe Andrea Palladio, il libro di Giuseppe Barbieri delinea così un nuovo percorso di comprensione da un lato a certi concreti interventi dell'architetto, come villa Almerico (La Rotonda) o il progetto, non realizzato, per il ponte di Rialto a Venezia, e dall'altro al generale problema - che neppure oggi manca d'attualità - del rapporto tra l'artista e la tradizione culturale in cui egli trova, ad un tempo, un limite ed un'occasione, sempre affascinante, di slancio. Franco Tagliarini