L' Altrieri. Nero su bianco di Carlo Dossi edito da Garzanti

L' Altrieri. Nero su bianco

Editore:

Garzanti

A cura di:
L. Sasso
Data di Pubblicazione:
6 marzo 2008
EAN:

9788811365914

ISBN:

8811365910

Formato:
brossura
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Trama L' Altrieri. Nero su bianco

L'"Altrieri", scritto nel 1868 dall'autore appena diciottenne, sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione: non romanzo, né racconti, né autobiografia, ma tutto questo unito insieme. Vere muse ispiratrici di Dossi sono la malinconia e l'umorismo, dal cui inestricabile intreccio sgorgano il gusto per il travestimento e per la parodia, per la ricerca linguistica e il frammento, per la sovrapposizione di generi e livelli stilistici. La struttura dell'opera, sconcertante e innovativa, e la sua parola, voce dell'autore e insieme sua negazione, inducono a ridiscutere il concetto stesso di letteratura, a ridefinirne i confini, a interrogarsi sul problema dell'identità umana.

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4 di 5 su 1 recensione

Quasi ProustDi f. claudio-7 luglio 2010

Dossi è uno scrittore anomalo. Scrive in maniera sperimentale utilizzando una lingua difficile, piena di neologismi e forme di lessico familiari o latinismi: un italiano sorprendente e bizzarro. E’ stato riscoperto nel '900, autore bizzarro sia per la lingua, appunto, che per lo stile di scrittura, molto vicino ad appunti autobiografici dove gioca con i suoi alter-ego. “L’altrieri, nero su bianco” è un libro precoce scritto a soli 19 anni, presenta una narrazione di tipo riflessiva, costruita con un continuo gioco di ricordi. Libro di rievocazioni infantili e adolescenziali: in parte può essere definito lo “Zibaldone” di Dossi. La narrazione dossiana è un espressione puramente aristocratica, la quale non si lascia sedurre, sul piano dello stile, da echi populisti o da commenti moralistici. Nel testo Dossi riassorbe l’esistenza in letteratura e colloca il periodo dell’infanzia e quello della giovinezza in un luogo di spregiudicatezza e di anticonformismo. Non è puramente un romanzo, è un insieme di note, di storie autobiografiche; i capitoli con cui si suddivide il libro non sono strettamente legati tra di loro, sono propriamente racconti a se. E’ un procedimento bizzarro, assomiglia a tratti a qualche romanzo di Palazzeschi, può essere ricondotto alla letteratura dei “scapigliati” (Dossi è milanese) più che ad una linea puramente realista. Il suo realismo non è radicato nella storia, è un realismo di dettagli, racconta le minuzie della vita. La descrizione è precisa, quasi maniacale, c’è in Dossi un flusso di memoria involontaria e individuale, quasi "alla Proust. I ricordi descritti sono molto tattili, realistici, l’autore li descrive tenendo conto di ogni particolare, inoltre si ha l’impressione che questo flusso di memoria avvenga per piccoli frammenti, immagini brevi ma precisi; è un modo di fare autobiografia molto simile a un modo puramente novecentesco. In questo caso la supremazia per i ricordi e gli oggetti dell’infanzia è un modo individuale di raccontare la realtà o meglio una particolare caratteristica. Le cose che vengono descritte (soffitti, cassettoni) sono cose dimenticate e quindi non si racconta una realtà che “si va facendo”, c’è un atteggiamento rinunciatario, come se la storia passa sulla testa dell’autore ignaro. Quindi questo è un quotidiano raccontato fuori dal contesto storico, individuale, legato alla percezione dell’autore e questo è un modo “moderno” di procedere. Dossi fa un realismo particolare come se la realtà fosse un insieme di manifesti strappati posti uno sull’altro, dove attraverso il pezzo mancante si intravedono altri manifesti posti al di sotto, la realtà è fatta di frammenti non più organizzabili tra di loro, si ha l’impressione che la letteratura deve riprodurre la realtà cosi come viene, prendere delle schegge. Fare i realisti, per il Dossi, vuol dire descrivere quello che si vede. Inoltre il bambino protagonista cova dentro di se una nevrosi futura, anche in questo senso il romanzo propone elementi di modernità, anche qui si può rintracciare similitudini con Proust, l’eroe del romanzo è un disadattato, come molti personaggi dei romanzi moderni di fine 800 e gran parte del secolo scorso. Un personaggio che fugge attraverso il pensiero al presente e al future che tanto lo spaventa per questo racconta il passato, la vita vissuta, spensierata dell’infanzia e della giovinezza.