L' Italia che sognava Enver. Partigiani, comunisti, marxisti-leninisti: gli amici italiani dell'Albania Popolare (1943-1976) di Nicola Pedrazzi edito da Controluce (Nardò)

L' Italia che sognava Enver. Partigiani, comunisti, marxisti-leninisti: gli amici italiani dell'Albania Popolare (1943-1976)

Collana:
Riflessi
Data di Pubblicazione:
5 dicembre 2017
EAN:

9788862802239

ISBN:

8862802234

Pagine:
639
Formato:
brossura
Argomenti:
Storia del 20. Secolo dal 1900 al 2000, Marxismo e Comunismo
Acquistabile con la

Descrizione L' Italia che sognava Enver. Partigiani, comunisti, marxisti-leninisti: gli amici italiani dell'Albania Popolare (1943-1976)

Durante la guerra fredda, negli anni in cui i governi d'Italia e d'Albania riducevano ai minimi storici i loro contatti formali, la «Sinistra italiana» fu erede, custode e prosecutrice dell'inesauribile legame italo-albanese. Se l'antifascismo non bastò ad appianare due visioni antitetiche del mondo comunista - quella monocentrica di un dittatore dell'Est, quella policentrica di Togliatti, fautore della «via nazionale» - lo stalinismo a oltranza rivendicato da Enver Hoxha trasformò l'Albania definita da Mao «faro del socialismo in Europa» in una sorta di laboratorio politico visitabile. Dalla fine degli anni Sessanta, i litigiosi movimenti marxisti-leninisti coagulatisi alla sinistra del PCI «revisionista» cercarono di appropriarsi della narrazione italo-albanese, recuperando il comune ricordo resistenziale e promuovendo il rigido parallelo Cina-Albania. Dagli archivi di Tirana emerge così un aspetto inedito dell'Albania Popolare: ovvero la sua «apertura». L'ortodossia enveriana che isolò il paese dall'Occidente capitalista privandolo al contempo della guida sovietica, inserì il piccolo stato balcanico nel network mondiale della solidarietà filocinese. Ecco perché l'accesso all'Albania Popolare non venne mai definitivamente precluso, men che meno agli italiani: bisognava, è vero, far valere il proprio curriculum ideologico, ma per tutti gli anni Settanta le cosiddette «Associazioni d'amicizia» garantirono a generazioni di «nuovi comunisti in apprendistato» indimenticabili viaggi militanti nella terra che aveva avuto «il coraggio della rivoluzione». Forti di una solida base documentaria, queste pagine raccontano una dimenticata storia italo-albanese: messa nero su bianco per cominciare a ribellarsi al vuoto di memoria che ancora vige tra l'«Albania del Regno» e l'«Albania dei migranti».

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