Agata la Palermitana un processo per stregoneria nella Capua del XVII secolo

La trascrizione integrale degli atti del processo per stregoneria, nella Capua del XVII secolo, intentato dal Sant’Uffizio contro la popolana Agata, detta “la palermitana”, ha tutto il fascino devastante di una violenza antica con i caratteri di una insopportabile attualità. L’uso discrezionale dei testimoni, l’ìmpiego continuativo della tortura come strumento di persuasione, l’annullamento arbitrario della libertà personale e la segregazione in condizioni sub umane alla fine inducono Agata all’abiura. “Io Agata Basile, figliuola di Vincenzo della città di Palermo nel Regno della Sicilia, costituita personalmente in giudizio, et inginocchiata davanti di voi…credo adesso e crederò per l’avvenire tutto quello che tiene, e’ crede, predica, et insegna la Santa Cattolica Et Apostolica Romana Chiesa…”. L’esito del processo è scontato, anche se riesce a salvare la vita. “Ti condanniamo alla pena della frusta per li luoghi soliti di questa città di Capua, et all’esilio dalla medesima città in perpetuo durante la tua vita”. I diversi aspetti del processo sono tradotti in chiave visiva da undici incisioni di grande forza espressiva del Maestro Enzo Toscano. Il processo viene riproposto nella sua integrità, ma viene arricchito dalle valutazioni del filosofo, dello storico, della scrittrice, del sociologo, del linguista, del psicopatologo e dell’esperto di archivi.