Paura liquida di Zygmunt Bauman edito da Laterza

Paura liquida

Editore:

Laterza

Edizione:
4
Traduttore:
Cupellaro M.
Data di Pubblicazione:
10 gennaio 2008
EAN:

9788842081623

ISBN:

8842081620

Pagine:
227
Formato:
brossura
Argomenti:
Problemi e processi sociali, Psicologia sociale, di gruppo o collettiva
Acquistabile con la

Descrizione Paura liquida

Credevamo che nella modernità saremmo riusciti a lasciarci alle spalle le paure che avevano pervaso la vita in passato; credevamo che saremmo stati in grado di prendere il controllo della nostra esistenza. "Noi, uomini e donne che abitiamo la parte "sviluppata" del mondo (la più ricca, la più modernizzata), siamo "oggettivamente le persone più al sicuro nella storia dell'umanità". Lo siamo contro le forze della natura, contro la debolezza congenita del nostro corpo, contro le aggressioni esterne. Eppure proprio noi che godiamo di sicurezza e comfort senza precedenti, viviamo in uno stato di costante allarme. Questo nuovo libro di Zygmunt Bauman è un inventario delle nostre paure. È il tentativo di scoprirne le origini comuni, di esaminare i modi per disinnescarle e aprirci gli occhi sul compito con cui dobbiamo confrontarci se vogliamo che domani i nostri simili riemergano più forti e sicuri di quanto noi siamo mai stati.

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4 di 5 su 4 recensioni

Il migliore di BaumanDi m. mariagrazia-22 febbraio 2017

Libro riletto una decina di volte. Credo sia il migliore di Bauman, ed il tema affrontato, anzi i temi, non svaniscono dopo la lettura, ma ti portano, al termine, a farti molte domande. Lo consiglio anche come prima lettura di Bauman.

Inventario delle paure moderneDi P. Alberto-22 novembre 2014

In questo saggio, Bauman descrive molte delle paure che angosciano le nostre società occidentali e consumistiche, sempre più impotenti, in declino e in balia di forze incontrollabili. Il primo capitolo evidenzia come tutte le culture umane possano essere interpretate come uno sforzo di rendere vivibile la quotidianità nonostante la consapevolezza della ineludibilità della morte. La modernità ha elaborato le proprie peculiari strategie, e Bauman descrive tale processo - e le relative conseguenze - con grande efficacia. Il secondo capitolo è dedicato alla stretta relazione che intercorre fra la paura e il male: la modernità si contraddistingue per aver costruito una male burocratico, razionale, freddo e cinico. Le pagine che illustrano questo processo sono sorprendenti e scioccanti e mostrano chiaramente come alcune delle tragedie del Novecento, (quali il nazi-fascismo e l'olocausto) siano un fenomeno tipicamente e intrinsecamente moderno. Il terzo capitolo si concentra sulle catastrofi morali e sui disastri naturali incontrollabili, visti come il prodotto involontario, ma inevitabile, della lotta moderna per rendere il mondo trasparente, regolare, governabile, controllabile. Globalizzazione e terrorismo costituiscono il tema del quarto capitolo: sicurezza e libertà non possono essere garantite solo in alcuni paesi, devono essere patrimonio comune e condiviso. Come scrive Benjamin R. Baber: «nessun bambino americano si può sentire al sicuro nel suo letto se i bambini a Karachi o Bagdad non si sentono al sicuro nel loro». Il quinto capitolo descrive la globalizzazione negativa e il pensiero unico neo-liberale. Lo Stato moderno ha abdicato a quasi tutte le funzioni e i compiti ad esso assegnati in precedenza, e riesce a essere solo uno "Stato dell'incolumità personale". Il sesto capitolo è dedicato a chi si interroga sul cosa fare per sconfiggere le paure moderne. Saggio veramente interessante, sorprendente e acuto.

mai superficialeDi D. Giuseppe-26 settembre 2010

Accurata analisi, ben argomentata e originale, seppur con continui riferimenti ad altri scrittori, economisti e sociologi, dei precari equilibri della modernità cosiddetta "liquida" causa delle più grandi paure dell'uomo odierno a tutti noi ben note (terrorismo, immigrati, criminali, tutto ciò che riguarda la sicurezza personale, ossia "l'incolumità"), che costituiscono in realtà solo l'ultimo gradino di un processo psicologico-sociale destinato con ogni probabilità a concludersi tragicamente.

Paura come ingestibilità delle cose Di P. Monica-23 luglio 2010

Se la paura per eccellenza è nell’uomo quella che scaturisce in ogni situazione di minaccia, ne esiste tuttavia un’altra, più subdola, non diretta ma derivata da quello stato d’animo che si manifesta come senso di insicurezza ogni volta che ci si ritrova a non poter riconoscere oggettivamente le minacce. Bauman, l’eminente sociologo polacco, professore nelle università di Leeds e Varsavia, estendendo all’argomento la propria tesi della società liquido-moderna, individua una sorta di paura-liquida in quella tendenza della nostra epoca che tende a liquefare tutto ciò che vi è di definito e definibile, in modo che le paure d’oggi perdono identità, facendoci vivere in un continuo e insuperabile terrore. L’analisi sociologica prende in esame più fattori, quali la tendenza delle società e degli Stati che, non più in grado di offrire garanzie a tutela della sicurezza di ciò che un tempo poteva essere la certezza di un lavoro, di una giusta collocazione sociale, di una tranquillità contro i danni di salute o vecchiaia, sposta l’accento sul proprio ruolo di garante contro pericoli e minacce provenienti dall’esterno: terroristi e immigrati, pericoli per l’integrità personale e per la sicurezza sociale. Tra le principali paure vi è la morte e il male. Esistono mali naturali e mali creati dall’uomo. Tanto i primi quanto i secondi sono imprevedibili, i primi perché colpiscono a casaccio, i secondi perché colpiscono in maniera determinata ma ci si accorge di essi solamente retrospettivamente, quando, con un approccio a posteriori in una sorta di “ritardo morale”, si riesaminano la storia, la società e le cause che mossero a determinate azioni. Temiamo l’ingestibile, ovvero ciò che è causato dall’incapacità umana di porsi dei limiti e che conduce la società all’autodistruzione o alla prospettiva di una catastrofe, giungendo al paradosso di far coincidere l’utilità del progresso alla sua potenzialità di riparare ai danni cagionati dalla corsa al progresso stesso. Il discorso si allarga sino alla confutazione dell’imperativo categorico di Kant: la razionalità moderna ha dimostrato che felicità, libertà e sicurezza non possono universalizzarsi ma solo estendersi al servizio del privilegio. E se la ricerca della felicità è un diritto universale dell’uomo, la sopravvivenza del più forte è il mezzo più adatto per realizzarla. Quindi il dislivello economico presente nella società, consentendo approcci diversi alla sopravvivenza, distribuisce in maniera diseguale le paure, attuando una redistribuzione sociale delle paure anziché una riduzione quantitativa delle stesse. Tuttavia non vi sono luoghi dove fuggire, l’interdipendenza umana e planetaria ci rende tutti in pericolo e pericolosi gli uni per gli altri: il terrore del globale, che caratterizza la società forzatamente aperta, rende incerti i confini e minaccia la sicurezza. Vulnerabilità di natura politica ed etica in un neoliberalismo crescente, motore della globalizzazione.