Eneide. Testo latino a fronte di Publio Virgilio Marone edito da Rizzoli
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42°in Poeti

Eneide. Testo latino a fronte

Editore:

Rizzoli

Edizione:
2
A cura di:
R. Scarcia
Data di Pubblicazione:
11 Settembre 2002
EAN:

9788817117418

ISBN:

8817117412

Pagine:
1174
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Descrizione Eneide. Testo latino a fronte

L'opera epica commissionata da Augusto e Mecenate a Virgilio per esaltare il principato, i destini di Roma e la pax romana. Un poema che sa unire la gloria delle imprese all'elegia, e soprattutto alla speranza di una pace eterna e universale.

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4 di 5 su 1 recensione

Il classico dell'EuropaDi A. Alessandro-27 Aprile 2015

Quando i poeti romani si cimentarono nell'epica della propria civiltà, scelsero di imitare la grande poesia greca piuttosto che riprendere i carmi conviviali dell'antico Lazio. All'epoca in Grecia il repertorio mitico era ormai vissuto dagli uomini colti come un divertimento da eruditi, e quando Virgilio compose la sua Eneide – su invito di Augusto – già Lucrezio aveva scritto i suoi versi negatori delle favole circa gli dei e gli eroi, segno che pure a Roma la cultura si era distaccata dalla credenza nel mito. L'opera virgiliana risulta ligia alla propaganda augustea, che voleva inculcare nel popolo l'idea di una destinata grandezza imperiale romana, ma viene complicata da riflessioni che a volte sembrano quasi andare in direzione contraria. Certo Roma poteva dirsi, in quanto dominante, protetta da Giove in nome del fato, e poteva far risalire al troiano Enea questa consapevolezza, ma da nessuna parte Virgilio può cantare le ragioni di questo decreto sovrumano. Roma sembra chiamata a reggere l'impero mondiale, però non si capisce quale sia il motivo di questo suo ruolo, se non la sua forza militare; certo i Romani erano gente togata, dedita al diritto, ma la libertà civile (da Virgilio assimilata alla pace), si realizzava tramite una guerra ben poco difensiva e assai conquistatrice. Fra i molti esempi possibili di tentata unificazione culturale per mano di Virgilio, che si attiene al dettame di Augusto senza rinunciare ai temi che sentiva cari, vi sono soprattutto: l'amore per l'antichità pre-urbana, con l'elogio commosso alla Roma prima di Roma, ovvero al Lazio ancora selvaggio e popolato di uomini rudi e allo stesso tempo giusti; il rispetto per le differenti stirpi italiche, fieramente nemiche tra loro ma infine controllate da Enea, preludio al futuro governo di Roma sull'Italia intera (la primissima Italia unita, cui Augusto diede uguale cittadinanza); l'ammirazione per la natura potente, sicché agli dei come Giove, Giunone e Venere, descritti alla maniera greca, si aggiungono le divinit campestri o fluviali, su tutte il Tevere, che dà consigli a Enea; l'adattamento reciproco delle favole remote, come la discesa negli inferi, e delle speculazioni intellettuali più recenti (che fa sì che lo spirito di Anchise abiti i Campi Elisi ma allo stesso tempo illustri a Enea una teoria sulla vita e sulla morte che ricalca, mischiandole, convinzioni stoiche, platoniche e neo-pitagoriche). Virgilio, insomma, si sforza di comprendere se non tutta buona parte di quella che viene definita "cultura classica" e la sua opera, nonostante sia incompiuta è il grandissimo classico d'Europa, essendo la Grecia e l'Italia le culle dell'Europa.