Tutte le poesie, tutte le prose e lo Zibaldone. Ediz. integrale di Giacomo Leopardi edito da Newton Compton

Tutte le poesie, tutte le prose e lo Zibaldone. Ediz. integrale

A cura di:
L. Felici , E. Trevi
Data di Pubblicazione:
18 febbraio 2010
EAN:

9788854117105

ISBN:

8854117102

Pagine:
2654
Formato:
rilegato
Argomento:
ANTOLOGIE (ESCLUSE LE ANTOLOGIE DI POESIE)
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Trama Tutte le poesie, tutte le prose e lo Zibaldone. Ediz. integrale

La più completa raccolta delle opere leopardiane (comprendente, fra l'altro, tutti gli scritti della precoce fanciullezza, le dissertazioni filosofiche e alcune lettere sparse in riviste specialistiche) è qui disponibile in una edizione curata e annotata da Lucio Felici per la selezione poetica e da Emanuele Trevi per la sezione della prosa. Un autentico "monumento letterario", che raccoglie una vastissima e varia produzione: i Canti, le Operette morali, ma anche i Paralipomeni, i Pensieri, le traduzioni poetiche, i saggi e discorsi, l'Epistolario. Poi, lo Zibaldone, specchio di una straordinaria esperienza umana e intellettuale, chiave di lettura insostituibile di tutta l'opera leopardiana, in cui convergono, tra l'estate del 1817 e l'inverno del 1832, sondaggi introspettivi, capitoli di diario, meditazioni filosofiche di folgorante genialità, frammenti di compiuta poesia, riflessioni sociali e politiche, note filologiche, analisi di testi antichi e moderni. Le opere contenute in questa raccolta dimostrano come Leopardi sia, dopo Dante, l'unico grande autore nella storia della letteratura italiana a riunire in sé la fantasia vertiginosa del poeta e la profondità speculativa del filosofo.

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4 di 5 su 4 recensioni

Utile fare un'unica operaDi p. antonietta-13 luglio 2011

Mi pare che sia uitlissimo per l'appassionato e lo studente, avere un'operav unica con tiutte le poesie di Leopardi. Non soloo, vengono aggijnte delle lettere che partono dalla tenera età del poeta. Le Operette Morali e lo Zibaldone e i Pensieri. Una raccolta che consente di conoscere a fondo il poeta e scrittore, patrimonio della storia della letteratuta italiana.

Tutte le poesie, tutte le prose...Di D. Manuela-21 dicembre 2010

L'opera intera di Leopardi è uno dei massimi patrimoni letterari e culturali della storia italiana. Un universo di pensiero e di forme artistiche altissimi, che toccano i vertici della complessità e della bellezza, dove pochissimi altri poeti e pensatori occidentali sono arrivati. Fondamentale!

Amore letterarioDi M. Alfio-29 settembre 2010

Leopardi risulta uno dei più controversi autori già nell'individuare la corrente di appartenenza. Senza dubbio la sua vasta produzione ha da sempre affascinato i più comprendendo delicate ed alte liriche, opere di carattere etico-morale ed appunti di pensieri. Molti considerano Leopardi persino un filosofo nonostante la non linearità dei suoi pensieri e le frequenti contraddizioni, si pensi al "Ciclo di Aspasia" dei "Canti" confrontato con la produzione precedente della stessa opera. L'unica certezza in Leopardi è che un insegnamento congiunto alla bellezza compositiva è presente in ogni scritto.

Il Leopardi filosofoDi f. claudio-7 luglio 2010

Giacomo Leopardi ha fatto il lavoro più sottile nell'introdurre elementi di quotidianità all'interno della compagine letteraria di origini classicista. Il poeta prende un strada molto diversa da altri autori, più o meno contemporanei, come il Carducci (rappresentazione di elementi di modernità all’interno di un linguaggio chiaramente “Classico”) o il Gozzano. Come dicevo prima, Leopardi prende una strada diversa, egli integra il genere alto con quello basso in una specie di lingua media: invece di contrapporli, di far scontrare questi due elementi, il poeta trova una lingua alla stesso tempo elegante, realista e quotidiana. La poesia di Leopardi è piena di questi esempi: Il poeta entra nel quotidiano con l’abbozzo, lui parte da immagine inconsuete, avvenimenti quotidiani, estremamente bassi, da dove poi nascono l’idee che diventeranno rime. Colleziona momenti di vita quotidiana dalle quali poi nascerà la poesia. Nei suoi scritti è chiaro l'intento di far entrare l’elemento quotidiano all’interno dello schema classico. Ovvero inserire letteralmente quello che vede nella metrica della poesia, al contrario di poeti come Parini o Carducci che inseriscono il “basso” e l ”alto” con una modalità di contrasto. Leopardi per molti anni aveva pensato di scrivere un romanzo autobiografico, un romanzo molto più vicino all’idea di Goethe che alla tradizione italiana dei Promessi Sposi del Manzoni. Lo Zibaldone può essere considerato ipoteticamente il romanzo per lungo tempo pensato. E' in realtà, nello specifico, un diario sul quale Leopardi annotava tutto: ricordi di infanzia e di adolescenza, pensieri, osservazione filosofiche e quotidiane. Da molte di queste "osservazioni, successivamente, nasceranno alcune delle poesie più famosi del nostro. Dal diario emerge anche la sua stima per il “Classico”, del tutto evidente dal suo modo di vedere la natura con occhi liberi, con semplicità; nella polemica tra Classicismo e Romanticismo egli si schiera apertamente con quest’ultimo, malgrado la personalità intrisa di malinconia, tipicamente romantica. Secondo il poeta nei classici c’è già tutto, tutto quello che si va creando nell’800 esisteva già nei classici, anche se scritti in maniera diversa e con un linguaggio più semplice, privo di abbellimenti o esibizionismo. Nello Zibaldone le scenette quotidiane sembrano andare verso un tipo di letteratura moraleggiante. C’è una concezione della poesia molto particolare e nuova per quel periodo: poesia che potremmo definire “poesia che ti viene a trovare”, un qualcosa che nasce all’improvviso, che si costruisce quasi casualmente con una struttura molto più libera. Non è importante la qualità di ciò che si osserva e si ascolta, bnesì di come questi vengano recepiti o descritti. Non c’è gerarchia tra gli oggetti osservati perché tutto dipende dalla percezione. Ergo: il quotidiano entra nel testo infilandosi dentro il classicismo. In questo consiste l'elemento pi importante del modernismo leopardiano. Le riflessioni sul piacere e l'indefinito, prendono l'avvio nel luglio del 1820, continuando poi negli anni successivi. Costituiscono il nucleo centrale della poetica di Leopardi. Il poeta riflette sul sentimento della nullità di tutte le cose, l'insufficienza di tutti i piaceri a riempirci l'animo e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo. Tutto ciò, secondo il poeta, proviene da una cagione semplicissima ed è più materiale che spirituale. L'anima umana desidera sempre, essenzialmente mira unicamente al piacere, ossia alla felicità. Il desiderio pertanto non può aver fine in questo o quel piacere, in quanto finiti, bensì solamente con la vita, per via del fatto che non esiste piacere che uguagli né la sua durata, poichè nessun piacere è eterno, né la sua estensione, poichè nessun piacere è immenso. La morale: è che quando l'anima desidera una cosa piacevole, desidera la soddisfazione di un suo desiderio infinito, sicchè impossibile.