Timbuctu di Marco Aime edito da Bollati Boringhieri
Buona reperibilità

Timbuctu

Collana:
Incipit
Data di Pubblicazione:
30 aprile 2008
EAN:

9788833918631

ISBN:

8833918637

Pagine:
194
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Descrizione Timbuctu

Un reportage scritto da un antropologo con la sensibilità di un poeta, attento alla luce, alle polveri, ai minimi particolari e, allo stesso tempo, attento alle impronte che l'economia globale lascia su quel mondo ormai solo apparentemente lontano. Ma "Timbuctu", al di là del mito, rimane un luogo per osservare se stessi e guardare al proprio mondo: "Vista di qua, da questa piazza sabbiosa che confonde l'immensità del Sahara con la più antica moschea d'Africa, la sabbia anarchica delle dune con la terra impastata e lavorata dagli uomini, anche l'Europa appare diversa. E mi accorgo che, se non fosse stato per il mito costruito su Timbuctu, forse non sarei riuscito a scrivere tutto questo." (Marco Aime).

Spedizione GRATUITA sopra € 25
€ 13.30€ 14.00
Risparmi:€ 0.70(5%)
Disponibile in 4-5 giorni
servizio Prenota Ritiri su libro Timbuctu
Prenota e ritira
Scegli il punto di consegna e ritira quando vuoi

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
4 di 5 su 3 recensioni

FavolosoDi m. Christian-13 dicembre 2013

Mi piace la maniera di scrivere di Aime, che sussurra e racconta, ma senza troppo salire in cattedra. Dà la sensazione di possedere le sue idee, ma di poterne discutere con chi ne ha diverse. Qui siamo dentro una terra, un'atmosfera diversa: non siamo più tra i mitici Dogon, ma nella mitica, irraggiungibile, destino della memoria, Timbuctu. Una delle più notevoli immagini che mi ha regalato questo libro è la visione di Timbuctu come disunione tra due mondi: inizio del deserto per chi arriva dal Sud, dal fiume, dai sub-tropici, e fine del deserto e dell'affanno per chi viene dal Nord.

Tra leggenda e realtàDi V. Giacomo-1 marzo 2012

Per molti viaggiatori, anche i più esperti, Timbuctu è solo un nome che indica non tanto una città reale quanto un luogo vago, lontano e difficile da raggiungere. Aime ne descrive l'aspetto reale al di là del miraggio, ma dietro a un po' di delusione per quel mondo magico ormai sopraffatto dalla plastica e da internet, ritroviamo intatta la bellezza, la cultura e la fierezza di quelle genti. Mi piace anche qui il modo di scrivere di Aime, che dice e racconta, ma senza troppo salire in cattedra. Dà l'impressione di avere le sue idee, ma di poterne discutere con chi ne ha diverse. Luogo estremo e favoloso, scrigno di antica e raffinata civiltà, Timbuctu, al di là del mito, resta uno straordinario punto di osservazione per guardare se stessi e il proprio mondo.

TimbuctuDi C. Lia-4 agosto 2011

Da leggere a spizzichi, quando si vorrebbe evadere dalla monotonia quotidiana, mi piace anche qui il modo di scrivere di marco Aime, che dice e racconta, ma senza troppo salire in cattedra. Dà l'impressione di avere le sue idee, ma di poterne discutere con chi ne ha diverse. Qui siamo in un mondo, un'atmosfera diversa. Non siamo più tra i "favolosi" Dogon, ma nella mitica, irraggiungibile, meta della memoria, Timbuctu. Una delle più belle immagini che mi ha regalato questo libro, è la visione di Timbuctu come separazione tra due mondi: inizio del deserto per chi viene dal Sud, dal fiume, dai sub-tropici, e fine del deserto e della sete per chi viene dal Nord. Questo poi rimane, la Timbuctu che da qualcosa a chi la guarda, ma sempre partendo dal sé. Ha l'ambizione di essere città, laddove tutto è villaggio. Ha l'ambizione di aver scritto la storia, ma è una storia che a noi arriva poco (e male). Sia perché è spesso una storia orale, sia perché è (ovviamente) diversa da quella che abbiamo studiato a scuola. Noi si parlava di Dante e Machiavelli, qui del grande Haji che fece il viaggio alla Mecca iniziando quel mito di ricchezza ed opulenza che avrebbe reso immortale la città. Questa mi sembra in fine la cifra del libro, e forse del viaggio, ora prima di partire. Si va in un posto diverso, ma non mi aspetto l'esotico. Mi aspetto che i maliani vestano jeans e Ray-Ban. E allora perché ci vai? Per la sempre presente spinta ad andare altrove, andare ovunque, vedere cose diverse. Oppure vedere cose uguali, ma capire che lì, per arrivarci, hanno fatto un percorso diverso dal mio. Ed arrivare a rispettare. Questo mi ha forse di più insegnato il viaggio: rispetto degli altri, ed umiltà. Avrò pure visitato più di 60 paesi diversi, ma il prossimo è sempre una scoperta, che sono certo mi insegnerà ancora qualcosa.