Descrizione Sudditi. Manifesto contro la democrazia
Per la nostra cultura la democrazia è "il migliore dei sistemi possibili", un valore così universale che l'Occidente si ritiene in dovere di esportare, anche con la forza, presso popolazioni che hanno storia, vissuti e istituzioni completamente diversi. Fini demolisce questa radicata convinzione. Il suo attacco però non segue le linee né della critica di sinistra, che addebita alla democrazia liberale di non aver realizzato l'uguaglianza sociale, né di destra che la bolla come governo dei mediocri. La "democrazia reale" è un regime di minoranze organizzate, di oligarchie politiche economiche e criminali che schiaccia e asservisce l'individuo, già frustrato e reso anonimo dal meccanismo produttivo di cui la democrazia è l'involucro legittimante.
Recensioni degli utenti
Alla ricerca della sovranità perduta-20 gennaio 2012
Un pamphlet che vuole essere un'attacco a queste democrazie mascherate che altro non sono, secondo l'autore, che delle oligarchie mascherate. La democrazia rappresentativa ha fallito nei suoi intenti ed ora il popolo, il demo appunto, devo ritrovare un reale e più efficace sistema di governo che sia necessariamente e più sinceramente democratico: la democrazia diretta dei villaggi. Impossibile però da realizzare in comunità così vaste, se non assenti, nel mondo globalizzato.
La Democrazia dei sudditi-30 agosto 2011
Chiaro e agevole questo saggio di Massimo Fini. Un manifesto contro la democrazia (rappresentativa) con cui Fini riprende il lavoro cominciato con "La Ragione aveva torto? ". Per l'autore la democrazia è ed è sempre stata un sistema di legittimazione di oligarchie che vengono legittimate tramite il sistema elettorale. L'unica democrazia possibile e sensata per Fini è quella diretta dei villaggi dell'Ancien Regime. Interessante poi il capitolo sui Nuer...
Critica lucida-5 ottobre 2010
Una critica lucida alla "democrazia" che mette in luce i suoi limiti e le sue storture. Un ottimo lavoro di denuncia che però pecca nella parte propositiva. E' comunque un ottimo testo che si inserisce nel filone finiano dell'antimodernismo.