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Recensioni degli utenti
Lo stereoscopio dei solitari-14 febbraio 2011
Ottimo incipit, ma buono anche nel complesso. Il parallelo con Borges sarà forzato, scontato, ma ci sta tutto: fosse stato d'animo incazzoso, non si fosse preoccupato di muoversi con perfetta misura, non avesse disdegnato l'uso di un improperio al posto giusto, penso proprio Borges avrebbe scritto così. Certo, senza quelle caratteristiche, non sarebbe stato Borges... Fanta-biobibliografia a parte, a ben guardare questi racconti una misura ce l'hanno, eccome. E sono anche controllati, ben tarati: semplicemente sono d'argomento per lo più surreale, e -soprattutto- disincantati. Oltre una sessantina di anti-fiabe, i protagonisti delle quali sono bambole-scrittrici, centauri con disturbi intestinali, angeli che ingannano il tempo prostituendosi (con scarsi risultati, vista l'assenza del sesso), sirene d'acqua sporca, improbabili coppie che si appartano (donna-cane, uomo-fantoccio, ragazzo-orto, contadino-riccio di mare...). Ma non pensate che il surreale e il grottesco non siano "efficaci realmente": tutto diventa un inevitabile teorema sull'incomunicabilità vera, sulla solitudine, sulle forme di schiavitù che ci procuriamo da soli, sulle manette che non notiamo ai nostri polsi, troppo presi a irridere a quelle degli altri. E in effetti si ride, ma è un riso amaro: è la dimostrazione che è tutto un freak show e che i protagonisti siamo noi.