Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia di Emanuele Severino edito da Rizzoli
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Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia

Editore:

Rizzoli

Collana:
BUR Saggi
Data di Pubblicazione:
9 maggio 2012
EAN:

9788817057479

ISBN:

8817057479

Pagine:
163
Formato:
brossura
Argomenti:
Filosofia occidentale: dal 1900, MEMORIE
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Descrizione Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia

Un bambino di appena quattro anni nascosto sotto il tavolo di una grande cucina, nell'attesa degli eventi che diventeranno poi la sua vita. È questa la prima immagine che appare a Emanuele Severino quando, errando tra i ricordi, riavvolge i fili della propria esistenza. Errando, appunto, perché il ricordo è di per sé falso e distratto. Tra aneddoti e suggestioni, riaffiorano l'infanzia a Brescia e gli anni della guerra; la scomparsa prematura di suo fratello Giuseppe, arruolatosi come "volontario" sul fronte francese, e l'incontro con Esterina, "la ragazza più bella di Brescia", che sarebbe diventata sua moglie, la controversia con la Chiesa, che nel 1970 proclamò l'insanabilità delle posizioni del filosofo con quelle della dottrina cattolica, e l'evoluzione del suo pensiero. "Il mio ricordo degli eterni" è lo sguardo dell'autore che per la prima volta si posa, delicato e ironico, su frammenti della sua vita, illuminando via via luoghi, volti ed esperienze, perché "ciò che se ne va scompare per un poco. Ma poi, tutto ciò che è scomparso riappare".

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5 di 5 su 2 recensioni

Autobiografia: logos esperienza vita.Di m. umberto-2 settembre 2011

Chi ha letto i testi fondamentali di Severino nel corso degli anni passati (di quegli "eterni" che ora si fanno di nuovo "presenti") non può che desiderare, con impazienza, l'incontro con questo libro, il più recente e di genere letterario nuovo' (autobiografia) del "venerando e terribile", filosofo dei nostri tempi (che forse non si sottrarrà, dopo la sua "non-più-apparizione"nel Mondo, al destino degli altri GRANDI: l'oblio). Subito un: "grazie", ad un maestro che ri-appare, confermando di nuovo in me, se posso dirlo, la convinzione del suo eterno errore, e quindi della perenne verità della "follia" dell'Occidente, cioè di quell'autentico nihilismo che fa partorire la riflessione filosofica. Inizio dal titolo ("il mio ricordo degli eterni") che, dopo la prima pagina ("si crede" "si ha fede") per coerenza (vale per tutti!) dovrebbe suonare: " La mia fede negli eterni" (vs. Cap. 8) L'incontro con la "persona-Severino" giunge così al terzo capitolo, e sempre vedo aumentare il contrasto (di fronte a: "Ho nostalgia del linguaggio pesante e duro dei miei scritti" (pag. 43), "Trapelano in queste pagine, vanità e puerilità"), perché convinto del contrario: sta proprio in questo (la persona che agostinianamente o rousseaunamente si confessa') ciò che "sta più in alto" ("gradini" a parte) . Perché non dovrebbe valere anche per un severiniano? Ma all'inizio potrei anch'io, umile lettore, confidare il mio errare- ricordare tutti i miei morti, accostandoli al ricordo dei suoi morti (pag. 11) : i miei morti mi sono presenti, per Severino i suoi: " mi aspettono". Ma, in casu, chi è eterno, ora? Sento come mio dovere di avvicinarmi, adagio adagio, alla conclusione; domanda cruciale: "Cos'è il nihilismo?" 1) Severino non ha mai avuto dubbi, lo ripete sempre: "L'essenza del nihilismo è pensare che le cose vengono dal nulla e vi tornano" (p. 16) ; 2) anch'io non ho dubbi: è quando lui insiste: "Nulla (ndr: "NULLA") di ciò che crediamo di fare è fatto da noi; anzi non è "fatto"in alcun senso e non può essere diversamente da com'è" (p. 48) . "Impossibile agire diversamente da come si agisce." (e per me, allora? Di scrivere queste cose?). Contro "questa" forma di nihilismo perché non vedere che il nihilismo-follia dell'Occidente è salvezza' avendo l'ETERNO (il plurale severiniano già stona) il suo nome: "luce"-dio (deus-devus-div-diu-diau dvyati, devatebrillare). E se non è un sogno l'apparire di quell'apparire (p. 46) allora: ORA, SEMPRE, è luce che dà luce, eterno che mi fa eterno. E se questa fosse una "fede" che elimina il "non è una fede che la fede (ndr. Aggiungiamo sempre: negli eterni!) esiste" (p. 46), il titolo, di nuovo, non dovrebbe, sempre per coerenza, aggiornarsi: "Il mio VOLERE degli eterni"? Autobiografia: incontro con la "persona" che si confessa (assente nei testi accademici); con il suo non essere oltre l'essere "uomo"- (p. 86). La "persona ", cap. 4 (dal dualismo gnoseologico al dualismo antropologico? E se lo fosse? Non sarebbe preoccupante, pp. 139-42): " E io credo (...). Credo nella Follia estrema " (p. 66). E se "anche" il Nostro si dimenticasse (si fosse dimenticato) di essere uno degli eterni'? Se, invece, guardasse, pertanto, con quegli occhi quel suo inavvertito "credo" lascerebbe posto 1) ad altro ("è la mia ragione, non la mia fede, che evidenzia la follia estrema") ed 2) al suo superamento' (che neppure Hegel seppe operare). L'abbraccio col Suo maestro (p. 41): quegli occhi chiusi segno di quest'altro superamento, difficoltà estrema, tormento, per me che scrivo (nihilismo del Dio creatore bontadiniano). Con gli occhi dell'ETERNO oltre ogni ricordo (kerygma metafisico). PS. Un sincero "grazie" per questo nuovo libro (4 edizioni in due mesi!). Lo terrò nel mio scaffale, tra gli altri suoi, ma con maggiore riguardo: finalmente l'uomo che può ANCHE parlarmi del suo non essere oltre l'essere "uomo": Severino il suo discorso metafisico lo fa come uomo o come l'essere oltre l'essere "uomo"? E la sua "autobiografia"?

La penna di Severino è unica!Di C. Francesco-26 luglio 2011

Sinceramente amo questo filosofo e ho adorato questo libro per il suo essere arguto, intelligente, onesto e decisamente interessante. Scrivendo la sua autobiografia, Severino non si limita a ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita, o meglio, il suo "errare" nel ricordo dei suoi "eterni", ma ripercorre, seppur brevemente, varie tappe del suo pensiero filosofico. A mio avviso è un ottimo testo, molto utile anche per avvicinarsi al pensiero di questo pensatore sempre più importante nell'ambito della filosofia contemporanea.