Non è lavoro, è sfruttamento

Con "Non è lavoro, è sfruttamento" Marta Fana scrive un libro per stomaci forti, che critica non solo l'establischment politico-economico, ma anche quegli sfruttati che hanno completamente rinunciato a lottare.
Giovani (e non solo) che accettano di lavorare a gratis o sotto la promessa di esser pagati domani, impieghi nel pubblico e nel privato retribuiti 3 euro l'ora, ritmi di lavoro mortali per alcuni e disoccupazione per altri: ma come ci siamo arrivati? La risposta è semplice, questo è il risultato di vent'anni di flessibilizzazione del mercato del lavoro. Una precarizzazione che nel nostro Paese non è tanto il prodotto di un 'adeguamento al mercato', quanto il frutto di una lunga serie di calcolate decisioni politiche, con cui i governi hanno avvallato, una dopo l'altra, le richieste delle imprese. Ad oggi il lavoro in Italia non è che una risorsa povera, incapace di garantire a un grosso numero di cittadini stabilità economica e capacità progettuale. Dal canto loro, facchini, commesse, operatori di call center e addetti alle pulizie procedono ciascuno il loro cammino precario, e difficilmente si accorgono che la lotta per i loro diritti dovrebbero intraprenderla insieme.
"Non è lavoro, è sfruttamento" di Marta Fana ci racconta non solo i deprimenti numeri del lavoro nel nostro Paese, ma, soprattutto, gli effetti della sua perdita di qualità.