Lettere a Milena di Franz Kafka edito da Mondadori

Lettere a Milena

Editore:

Mondadori

A cura di:
F. Masini
Traduttore:
Pocar E., Ganni E.
Data di Pubblicazione:
2017
EAN:

9788804682646

ISBN:

8804682647

Formato:
brossura
Argomenti:
DIARI E LETTERE, Letteratura, storia e critica: letteratura dal 1800 al 1900
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Lettere a Milena

«Un fuoco vivo come non ne ho mai visti»: così è per Franz Kafka la giovane traduttrice ceca Milena Jesenská Pollak, conosciuta a Praga. A lei Kafka comincia a scrivere nell'aprile del 1920, sul balcone della pensione Ottoburg di Merano, dove si era recato per un soggiorno di cura. Nessun'altra donna nella vita di Kafka riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta eroica, ma per l'incapacità di scendere a compromessi. Le "Lettere a Milena" sono la cronistoria di un amore complesso, profondo e già destinato a finire ancora prima di iniziare.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 3 recensioni

DeliziosoDi C. Gloria-21 febbraio 2017

Non sono le lettere a Felice, ma indubbiamente vale la pena conoscere anche questo amore di Franz. A mio avviso nelle lettere appare il Kafka autentico che pochi conoscono. Amato, amante, insicuro cronico come tutte le persone che amano lo sono.

Amore struggenteDi s. carmen-17 febbraio 2017

Questo libro raccoglie le lettere che lo scrittore Franz Kafka scrisse alla scrittrice boema Milena Jesenskà, traduttrice dei suoi primi racconti, giovane donna generosa e di grande intelligenza. Il loro sarà un amore struggente e impossibile!

Lettere a MilenaDi B. Salvo-10 agosto 2011

La tristezza di Kafka si sente anche in questi frammenti di vita vissuta, non so nemmeno se sia corretto definire una storia d'amore nel senso più generico del termine quella che legò lo scrittore ceco alla sua traduttrice, sembra più un lungo e sommesso gemito disperato di una creatura infelice, tormentata tanto nel fisico quanto sicuramente nell'animo. Come poche altre volte in precedenza, ho provato una forte empatia, una profonda commozione, e anche un leggero senso di spaesamento davanti all'atteggiamento di Kafka nei confronti della Jesensk; inizialmente, più che lettere d'amore parevano formali epistole educate e vagamente assillanti da parte di un ammiratore sfegatato alla bella vicina di casa o alla collega d'ufficio. Poi, dopo diversi mesi passati a scrivere quotidiane missive in un corretto e distaccato "lei", Kafka passa finalmente al "tu" e ad estrinsecare maggiormente quei sentimenti fino ad allora rinchiusi sotto un carapace al cui confronto la corazza di Gregor Samsa è nulla. Dalla terrazza del sanatorio di Merano in cui soggiorna nella speranza di curare il male che lo affligge, Kafka mette su carta pezzi del suo animo all'unica donna che riuscì a penetrare nel suo io in maniera così definitiva e irrimediabile. La famosa frase tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso, da cui Grossman ha tratto il titolo per il suo romanzo, mi sembra esemplificativa come nessun'altra della drammaticità del sentimento dello scrittore verso Milena, una donna sposata con un ebreo ceco, un sentimento dichiaratamente senza futuro, e non solo per le cattive condizioni di salute di Kafka. L'assenza di futuro, il distacco progressivo, la scarsità delle visite di Milena (in realtà si incontrarono solo pochissime volte) non sono ignote allo scrittore, che ne avverte forte il presentimento e se ne duole riga dopo riga. Se a qualche lettore non fosse ancora chiaro quale universo di sconforto, disorientamento, dolore, ascesi, profondità ci sia dietro le opere di Franz Kafka (ho letto di persone che definiscono Il processo "una incomprensibile e noiosa schifezza", cito le esatte parole), gli consiglio vivamente di leggere queste lettere.