A colpi di cuore. Storie del Sessantotto di Anna Bravo edito da Laterza

A colpi di cuore. Storie del Sessantotto

Editore:

Laterza

Edizione:
2
Data di Pubblicazione:
3 aprile 2008
EAN:

9788842085881

ISBN:

884208588X

Pagine:
321
Formato:
brossura
Argomento:
Manifestazioni e movimenti di protesta
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con o la

Descrizione A colpi di cuore. Storie del Sessantotto

Questo libro non è una storia tradizionale della stagione dei movimenti. È un cammino intorno ad alcune questioni che hanno attraversato gli anni sessanta e settanta. Anna Bravo guarda ai contesti di breve e media durata, ai riflessi che le filosofie e le ideologie nate all'epoca o da quell'epoca hanno avuto sulla politica, sulle culture, i comportamenti, la sensibilità. Il suo racconto procede per temi e per sguardi trasversali, dal rapporto (o non rapporto) della nuova cultura con la tradizione al conflitto tra giovanilismo e universalismo studentesco, dalla rottura irriverente degli schemi voluta da studenti, donne e gay al perbenismo di ritorno nelle nuove sinistre, dall'amore declinato in senso politico e sociale alla rivoluzione sessuale, dal dolore nelle sue tante forme, quello dei marginali e quello dei militanti, fino alla violenza, non quella terroristica ma quella di chi è rimasto al di qua dello spartiacque rappresentato dall'aver versato il sangue degli altri.

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4 di 5 su 1 recensione

A quarant'anni dal SessantottoDi m. loretta-22 maggio 2009

Il libro di Anna Bravo presenta un taglio originale rispetto a tanti saggi che l'hanno preceduto su questo tema, perché la storica sceglie di partire da sé(ex sessantottina allora militante in Lotta continua), ponendosi domande e azzardando risposte su alcune questioni nodali. Il suo sguardo è dunque partecipato, critico, rifiutando le posizioni manichee dei denigratori e degli apologisti a tutto tondo, per assumere il tono medio di chi individua la complessità di un movimento che non può essere liquidato in poche formule. Da una parte il Sessantotto è descritto come un grande movimento innovativo sul piano socio-culturale, dall'altra come un fenomeno fortemente contraddittorio partito da istanze libertarie e antiautoritarie e approdato, almeno in parte, in forme di violenza. Anche se, come dice Anna Bravo,instaurare una continuità tra il Sessantotto e il terrorismo è un'operazione storiograficamente debole e ideologicamente fortissima: serve poco a capire quegli anni, è perfetta per rappresentarli come un'escalation del terrore, in cui tutto è già scritto fin dalle prime occupazioni universitarie. Dei due temi che appaiono centrali nell'opera, quello della violenza (l'altro è il femminismo) è particolarmente approfondito proprio perché capire di che tipo di violenza stiamo parlando aiuta a inquadrare meglio il movimento nel suo processo. In quella che Ginsborg ha chiamato l'epoca dell'azione collettiva il passaggio da una violenza iniziale solo verbale, contestativa, a una materiale, evidenzia il fascino che essa esercitava in chi distingueva tra violenza dei capitalisti, da condannare, e la giusta violenza dei rivoluzionari (quella di Mao, del Che, dei Vietnamiti). Una delle parole d'ordine del movimento era appunto: Guerra no, guerriglia sì. Il rapporto con la violenza procede per salti e cambia da situazione a situazione, addirittura nella stessa persona. Bravo ricorda il caso di un militante di Prima Linea, Marco Donat-Cattin, morto travolto da un'auto mentre cercava di soccorrere le vittime di un incidente, proprio lui che aveva più volte sparato a freddo contro bersagli umani. Esiste sicuramente un legame tra movimenti e terrorismo che fa dire alla storica: La campagna di Lotta Continua contro Calabresi non è la causa del suo omicidio, ma ne è uno dei contesti. Tra terrorismo e movimenti c'è tuttavia un salto, perché le organizzazioni terroristiche si isolano dalla realtà esterna, si identificano fanaticamente con il gruppo di appartenenza, immergendosi nella violenza fino a un punto di non ritorno (Vedi ad esempio l'evolversi dell'azione delle Brigate rosse fino al delitto Moro). Come è complessa la valutazione del movimento, così il bilancio conclusivo non è semplice. Bravo parla di sconfitta, ma sostiene che si è perso bene. Non c'è stata la rivoluzione sognata, ma si sono formulati nuovi diritti umani, riforme di civiltà e modernità. Sono aumentati i soggetti in condizione di rivendicare questi diritti in prima persona. Uno spazio molto ampio è occupato dell'analisi del femminismo europeo e americano di quegli anni, la cui lezione non è stata raccolta dal movimento. E'stata un'occasione perduta; ad esempio è restato inascoltato l'invito di Carla Lonzi a stringere un'alleanza donne/giovani contro il patriarcato. Le strade si divaricano e, come dice Adriana Cavarero, mentre il femminismo produce uno specifico linguaggio (il partire da sé, la relazione tra donne, idea di una modalità non violenta del conflitto) una parte del movimento studentesco va invece verso una politica che recupera il paradigma del guerriero: per alcuni la lotta armata diventa così una scelta possibile. Loretta Masotti