Cigni selvatici. Tre figlie della Cina di Jung Chang edito da TEA
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Cigni selvatici. Tre figlie della Cina

Editore:

TEA

Collana:
I Grandi TEA
Traduttore:
Perria L.
Data di Pubblicazione:
8 aprile 2010
EAN:

9788850221073

ISBN:

885022107X

Formato:
brossura
Argomenti:
Storia dell'Asia, Storia del 20. Secolo dal 1900 al 2000
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Descrizione Cigni selvatici. Tre figlie della Cina

La storia vera di "tre figlie della Cina" (l'autrice, sua madre, sua nonna) le cui vite e le cui sorti rispecchiano un secolo di storia cinese, un tempo di rivoluzioni, di tragedie e di speranze: dall'epoca dei "signori della guerra" all'occupazione giapponese e poi russa, dalla guerra civile tra i comunisti e il Kuomintang alla lunga Marcia di Mao e alla Rivoluzione Culturale. Allevata come una "Guardia rossa", Jung Chang raccoglierà infine l'eredità di dolore e di speranza di sua nonna e di sua madre, opponendosi al regime, che le deporterà i genitori in un campo di rieducazione e la esilierà ai piedi dell'Himalaya, fino all'insperata occasione di espatrio, nel 1978, verso l'Inghilterra.

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4 di 5 su 8 recensioni

Viaggio di un secolo nella CinaDi P. Anita-9 febbraio 2017

Il romanzo, molto avvincente, narra la vita della nonna, della mamma e della scrittrice stessa. Si addentra quindi nelle vicende storiche che hanno caratterizzato la Cina in tutto il Novecento. Il libro rivela particolari storici e culturali che non vengono rivelati nei libri di storia, ma che sono fondamentali per conoscere l'attuale popolo cinese. La scrittura è molto scorrevole, il libro è consigliatissimo!

Cigni selvaticiDi v. elisa-29 novembre 2014

Posso dire che, prima di leggere questo libro, non conoscevo niente della Cina se non quello che potevo sapere da una cartina geografica. Questo libro mi ha incantato dalla prima all'ultima riga grazie alle donne di cui parla, protagoniste forti e ineguagliabili della storia di una Cina che pochi conoscono veramente. Qualsiasi idea ci si sia fatti di Mao viene stravolta dal racconto crudo che ne viene fatto nel libro (racconto, peraltro, che risulta assolutamente veritiero se si vanno a consultare le varie sue biografie). Rimane uno dei miei romanzi preferiti: richiede una particolare attenzione durante la lettura, ma alla fine lascia colmi di vere e pure emozioni. Stra-consigliato!

Cigni selvaticiDi r. Travis-11 agosto 2011

Romanzo che aiuta a liberarsi di una immagine edulcorata del dittatore Mao, il liberatore delle masse, il rivoluzionario che ha fatto sognare l'élite della sinistra europea in realtà ha traghettato il popolo cinese da una dittatura all'altra, da una povertà all'altra, da una disperazione all'altra. Ha fomentato scontri su scontri, lotte intestine, continui rovesciamenti di fortuna e drammatiche epurazioni, tutto per la teoria del divide et impera e per la smania di un culto personale quasi divino. Dall'esterno si vedevano solo gli alacri contadini al lavoro nelle risaie, il cibo gratuito nelle mense, le file di studenti sorridenti che sventolavano il Libretto Rosso. Non si vedevano le percosse fisiche e le sedute di denuncia e autocritica, non si vedevano i milioni di morti per la carestia, non si vedeva la distruzione delle opere d'arte vecchie di secoli perpetrata per cancellare un passato che non fosse quello comunista, non si vedevano povertà e desolazione. Il libro di Jung Chang è una dolorosa e partecipata denuncia dei misfatti compiuti sotto il maoismo e prima ancora nel periodo del Kuomintang, ovvero il partito nazionalista cinese che lottò contro l'invasione giapponese in Manciuria dal 1936 al 1945. E' una cronaca molto dettagliata a livello familiare e sociale, che descrive i frequentissimi ribaltamenti di fronte, le massicce epurazioni, le lotte civili e la sistematica distruzione dell'economia e della cultura cinese. Il racconto della Chang suscita grande empatia per la descrizione delle sofferenze della nonna, concubina di un signore della guerra, della madre e del padre, ondeggianti tra il successo e la disgrazia nei ranghi del partito, e di tutta una nazione maltrattata e trascinata nella polvere della miseria. Si tratta però di un racconto scritto con uno stile povero, spesso noioso, ripetitivo e scarno, probabilmente anche perché l'autrice lo ha scritto in inglese e non nella sua lingua madre (come lei stessa racconta nella prefazione). Ha il valore di una testimonianza come potrebbe averlo un'intervista, un diario, un quaderno di annotazioni, ma il suo spessore poetico e letterario è davvero scarso. La Chang non è Mo Yan, né Ma Jian. Non possiede il loro talento, né la loro forza immaginativa, e per questo il libro non merita una votazione più alta; è uno di quei casi in cui contenuto e forma sono molto sbilanciati, e di questo va tenuto conto per una valutazione globale. D'altronde, dal 1991 la Chang non ha scritto altro se non (a quattro mani col marito inglese, uno storico) una biografia di Mao. Segno che forse quello che disperatamente voleva era raccontare la storia travagliata della sua famiglia. Ed è così che Cigni selvatici va considerato: una ricerca di giustizia tardiva, una sorta di rimborso per i pesantissimi danni morali e materiali subiti da un popolo, una denuncia di una dittatura tra le più crudeli e spietate.

Cigni selvaticiDi L. Alberto-5 agosto 2011

Forse noi in Italia abbiamo una visione idelizzata dell'azione politica di Mao in Cina, e questo romanzo è complesso, perché complessa fu la Cina di Mao. In un numero forse esagerato di pagine narra la storia vera di "Tre figlie della Cina": l'autrice, sua madre, sua nonna, le cui vite e le cui sorti rispecchiano un tumultuoso secolo di storia cinese, un'epoca di rivoluzioni, di tragedie e di speranze. Dal 1909, quando nasce la nonna di Jung Chang e la Cina è ancora una società feudale, al 1932, che vede, sotto l'occupazione giapponese, la nascita della madre, fino agli anni '60 quando tocca a Jung Chang il compito di vivere, riflettere e sopportare la realtà del Paese. Pur rappresentando in maniera cruda alti e bassi del maoismo dall'interno, non cade (almeno non cade troppo) in una critica aprioristica su tutto il male. Bella, fin dall'inizio, la figura del padre, la sua rettitudine ed il suo aderire al comunismo con tutta la testa possibile. Da brivido la descrizione delle campagne politiche degli anni '60 (ma in fondo si tratta solo di descrivere l'uso distorto che fa chi ha il potere e lo gira a proprio tornaconto personale - riecheggia qualcosa?). L'unica cosa che lo scioglimento, il rifugiarsi all'estero della Chang è poi l'unico modo di poterne scrivere. Ma è veramente così? Anche ora? Rifuggo sempre un po' di chi scrive del proprio paese da lontano (come ho spesso scritto sul caso Hosseini).

Ottimo affresco storico della Cina contemporaneaDi F. Francesca-26 luglio 2011

La storia vera di tre donne: nonna, figlia e nipote, raccontata attraverso gli occhi di Jung Chang (la nipote) . Tre generazioni a confronto nella Cina contemporanea, in un'epoca di grandi rivoluzioni politiche, culturali e sociali. Un ottimo libro per conoscere e comprendere la storia e la cultura cinese.

Cigni selvaticiDi O. Paolo-22 luglio 2011

Bellissimo, leggetelo se volete conoscere la cina maoista, p meglio di un saggio noiso. Del comunismo cinese, qui c'è una spietata e chiara denuncia, dell'inganno di Mao (che colpisce i giovani occidentali in cui le notizie arrivano filtrate) qui assistiamo alla lenta e sofferente presa di coscienza di una ragazza cinese. La lunga marcia, il grande balzo, i cento fiori, la banda dei quattro emergono come affresco vivo e affascinante.