Trama Addio a Berlino
"Io sono una macchina fotografica con l'obiettivo aperto" dichiara l'alter ego di Christopher Isherwood arrivando nell'autunno del 1930 a Berlino, dove resterà fino al 1933. Un obiettivo - si può aggiungere - inesorabile, attraverso il quale partecipiamo come dal vivo ai suoi incontri nel cuore pulsante di una Repubblica di Weimar che si avvia al suo fosco tramonto: da un'eccentrica, anziana affittacamere alla sensuale Sally Bowles, aspirante attrice un po' svampita, a Otto, ombroso proletario diciassettenne, a Natalia Landauer, rampolla di una colta famiglia ebrea dell'alta società. Tra cabaret e caffè, tra case signorili e squallide pensioni, tra il puzzo delle cucine e quello delle latrine, tra file per il pane e manifestazioni di piazza, tra crisi economica e cupa euforia - da nulla dettata e in bilico sul Nulla -, Isherwood mette in scena "la prova generale di un disastro" e ci fa assistere alla "resistibile ascesa del nazismo". Non solo: cogliendo con ironia corrosiva i presaghi rintocchi che accompagnano la grandeur di un mondo "inutilmente solido e pesante", ci consegna una scabra narrazione che ci ricorda come la Storia - e ogni storia - sia sempre contemporanea.
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Recensioni degli utenti
Addio a Berlino-24 maggio 2012
C. Isherwood è autore preciso e dotato di prosa scarna quanto accattivante. La Germania, attraverso lo studio di Berlino, è vissuta, oltre che analizzata, in un suo periodo storico molto particolare, quello di Weimar e degli incerti Anni Trenta. Una folla di personaggi anima il romanzo, in un groviglio di situazioni e sensazioni insieme contraddittori ed estremi. Lo sfacelo morale e materiale è purtroppo sull'uscio. Opera da riscoprire.