Il vino della solitudine di Irène Némirovsky edito da Adelphi
Alta reperibilità

Il vino della solitudine

Editore:

Adelphi

Traduttore:
Frausin Guarino L.
Data di Pubblicazione:
23 marzo 2011
EAN:

9788845925665

ISBN:

8845925668

Pagine:
245
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Trama Il vino della solitudine

Una volta bevuto, “Il vino della solitudine” ha un sapore diverso per ogni persona. Ma chiunque sarebbe in grado di riconoscerlo, tra i molti vini possibili. Il romanzo di Irène Némirovsky, questo vino cerca di farcelo assaggiare direttamente dal suo bicchiere, facendoci ubriacare con il suo linguaggio perfetto e profondo come un buco nero, emozionante come una storia che non dimenticheremo perché abbiamo vissuto, in altri modi e altre epoche, anche noi. Crudele come la fuga e dolce come l’amore.
In questo libro, la protagonista Hélène è una bambina che assomiglia tantissimo alla stessa Irène Némirovsky. Questa bambina è figlia di un’agiata famiglia borghese , che dovrebbe avere quasi tutto ciò che serve per essere felici, e forse ce l’ha, ma non lo trova.
L’amore di una madre attenta è una delle cose che mancano. L’amore di una madre distratta, c’è, ma è una forma d’amore che non va bene alla protagonista, che pretende di più di una madre che a pranzo sfoglia riviste parigine di moda, e le parla solo per riprenderla per come è seduta, gobba, sconveniente e poco composta. Ché si deve vestire bene e apparire bene sempre. Con una madre così bella, non si può farle fare brutta figura comportandosi male, né farle perdere tempo con stupide e inutili sciocchezze da bambina. Ci sono cose più importanti da imparare persino nelle riviste di moda francesi, appunto. Piuttosto, il giovane amante è un’ottima e piacevole perdita di tempo per una madre così bella e frivola. Sicuramente più divertente di una figlia noiosa e pesante, difficile da amare e che non sta al gioco.
Per fortuna la governante è l’esatto opposto della madre, ed è l’unico appiglio di Hélène nell’aridità d’amore in cui vive, in cui le emozioni e le attenzioni materne, non solo non sono più contemplate, ma perdono di qualsiasi attrattiva anche per la figlia stessa. Costretta dalle buone maniere e dal buon costume a baciarne le guance, trattenendo a stento la potente voglia di morsicarle, graffiarle, farle sanguinare, come punizione da farle scontare per non saperla amare, per trattarla male, e per farla stare sempre peggio. Sempre più sola.
Ma “Il Vino Della Solitudine”, di una sempre eccezionale scrittrice come Irène Némirovsky, ci racconta che da grandi, la solitudine può essere una salvezza reale e pratica, per distanziarsi dagli atteggiamenti materni che si sono sempre odiati e che sembra prendano piede inconsciamente con il passare degli anni, anche in Hélène. Figlia come tutte.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 7 recensioni

MeravigliosoDi I. Achille-7 maggio 2012

La scrittrice adotta un tono sublime quanto cinico nel narrare gli eventi. Ha un ritmo impareggiabile, fresco e immediato, che avvolge completamente il lettore. Inoltre si presenta dinamico e la storia narrata prende vita fin da subito, senza annoiare affatto il lettore. Sicuramente consigliato, non vi deluderà!

Da un'infanzia infelice non si guarisce maiDi C. MIRELLA-24 settembre 2011

Leggere questo romanzo è quasi come leggere la biografia della Nemirovsky, anche il nome della piccola protagonista, Hélène, ha una palese assonanza con Irène. E in questa bambina l'autrice si rispecchia in tutto, nel rapporto tormentato con la madre, nel rapporto salvifico con la governante francese, nell'amore per i libri, le lingue. Per la Nemirovsky scrivere è stato un po' il suo modo per cercare di guarire ed alleviare il dolore vissuto durante un'infanzia solitaria e infelice. Emblematico il brano in cui la piccola Hélène, di ritorno dalla visita a casa di alcune bambine sue amiche, dove non ha potuto fare a meno di osservare la loro madre giocosa e affettuosa, e di conseguenza provarne una dolorosa invidia, si "impone" di essere felice, con la sua tazza di latte, il suo libro, la sua cameretta; a lei la felicità di una mamma amorevole è stata negata, deve ad ogni costo "sostituirla" se non vuole che il dolore la vinca.

Da leggereDi M. Alessandra-11 settembre 2011

Bellissimo questo libro che pagina dopo pagina emoziona in modo profondo e coinvolgente. Hélène è una bambina che vive un'infanzia ricca di sofferenze e di ossessioni. Vive sotto l'ombra di una madre pronta a rimproverarla per qualsiasi, così si ritrova a crescere con un'infanzia molto difficile alle spalle che la renderà una ragazza forte e pronta al cambiamento. Lo consiglio!

La frustrazione dell'abbandonoDi P. IRENE-4 settembre 2011

Il vino della solitudine è quel sentimento fluido che scorre dentro Hélène, la protagonista del libro, nonchè l'autrice stessa. Si, perchè, in effetti, Il vino della Solitudine non è altro se non l'autobiografia della scrittrice, in cui racconta e rivive il suo rapporto-non rapporto con la madre, doloroso e frustrante fin dall'infanzia. Con straordinaria capacità narrativa la Némirovsky ci porta all'interno del suo dolore e della sua solitudine.

Il vino della solitudineDi M. Luigi-9 agosto 2011

Per tutti i fedeli seguaci della scrittrice francese-russa questo romanzo è un must, una lettura attesa in modo particolare sapendo che si sarebbe trattato di un romanzo fortemente autobiografico, in cui la protagonista Hélène è inequivocabilmente l'autoritratto di Irène stessa. Più ancora che ne Il ballo, più acutamente che in Jezabel, madre e figlia vivono mondi separati, incomprensibili l'uno all'altro, fatti di silenzio, distacco, rimproveri e asprezza reciproca. La piccola Hélène, il cui unico conforto è la governante Mademoiselle Rose, attraversa un periodo di grande travaglio sociale proprio come la giovane Irène dovette subire, in fuga dall'agiatezza russa dopo la caduta dello zar attraverso una breve stagione finlandese fino al definitivo traguardo francese. Nessuna attenzione le viene dal padre, uomo troppo dedito agli affari e al gioco che nemmeno si accorge di essere adorato dalla figlia, nessuna considerazione dalla madre, impegnata a tenere viva la sua bellezza sfiorente tra vestiti, belletti, giovani amanti. Hélène sviluppa il suo carattere spesso duro, sprezzante, chiuso in se stesso e nelle sue delusioni, rischiando quasi di diventare un clone, una replica della tanto detestata madre. Eppure chi legge sa che dietro questo libro, scritto nel 1935 e negli appunti della scrittrice indicato come di Irène Némirovsky per Irène Némirovsky, c'è una giovane moglie e madre affettuosa e amorevole, che diversamente da Hélène non ha scelto di bere dal calice quel vino aspro e inebriante che è la solitudine, bensì di riscattare un'infanzia infelice con una maturità piena e appagante, almeno fin quando la sua vita non è stata troncata dalla follia nazista. Accanto all'aspetto sentimentale, emotivo, commovente della vicenda umana, quello che rende il romanzo eccezionale è la sua scrittura, fluida, magistrale, tagliente e mai involuta. Una scrittura che scolpisce ogni parola ed ogni frase nella memoria di chi legge perché in ogni parola ed ogni frase si percepisce il grido silenzioso di una sofferenza mai sopita. Mai infatti tra Irène e sua madre Fanny ritornerà la pace; quella Fanny che alla nascita della prima nipotina regalò alla figlia un orsacchiotto (come se quella maternità che idealmente la condannava allo scomodo ruolo di nonna non fosse mai esistita e fosse Irène stessa ad essere ancora una bambina in età da giocattoli) non vorrà mai con sé le orfane dopo la morte di Irène e del marito nel 1942. Nessun riconoscimento postumo, nessuna riconciliazione, nessuna pietà nell'ultranovantenne Fanny per la figlia disgraziata, per le sue discendenti, per la memoria di una vita perduta. Da un'infanzia infelice non si guarisce mai, dice Irène, ed infatti la ferita continua a sanguinare anche se la dolorosa liberazione di una donna procede passo dopo passo, tacitamente, inesorabilmente, verso la visione positiva e fiduciosa che allieterà il finale de I doni della vita.

Un libro dal sapore amaro Di s. carmela-27 aprile 2011

Il libro riprende il rapporto madre-figlia, ma con un "gusto" diverso. Il vino della solitudine ha un non so che di unico perché nella vita prima o poi bisogna capire che abbiamo solo noi. Helene riuscirà a capire gli errori di sua madre ed imparare a trovare la forza in se stessa, grazie anche all'aiuto della sua governante. Il testo è molto scorrevole, i contenuti sono un po' tristi, ma scritti veramente bene.