Il viaggio di Hector o la ricerca della felicità di François Lelord edito da Corbaccio

Il viaggio di Hector o la ricerca della felicità

Editore:

Corbaccio

Traduttore:
Pugliese L.
Data di Pubblicazione:
28 Marzo 2003
EAN:

9788879725699

ISBN:

8879725696

Pagine:
192
Formato:
rilegato
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Trama Il viaggio di Hector o la ricerca della felicità

Come mai succede spesso di sognare una vita più felice senza riuscire ad apprezzare la nostra? La felicità sta nel successo oppure nelle relazioni con gli altri? Dipende dalle circostanze della vita o dal modo in cui vediamo le cose? Hector visita i paesi più lontani e conosce le persone più disparate e sempre riesce a mantenere lo sguardo acuto e ingenuo al tempo stesso di un "Piccolo principe" in camice bianco, che, quando gli occhi sono ciechi, sa cercare con il cuore. Al suo ritorno riprende il suo mestiere di psichiatra avendo imparato non la ricetta della felicità, ma una serie di domande da sottoporre ai suoi pazienti che li aiutino a raggiungere la consapevolezza di essere felici.

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4 di 5 su 1 recensione

Il viaggio di Hector Di C. Lia-4 Agosto 2011

Dietro una scrittura complessa si cela un intreccio dolceamaro dall'andamento favolistico. La storia ha un andamento di fiaba (comincia con il classico "C'era una volta un giovane psichiatra") e con lo stesso andamento seguiamo Hector che va in giro per il mondo a cercare di capire perché siamo felici, cos'è la felicità, ed altre domande simili. Va in Cina, dove incontra un monaco che gli dice che l'errore sta nel credere che la felicità sia lo scopo della vita (riflettiamoci). Passa per Haiti dove rischia di morire, però così ragiona su morte e felicità. Si ferma a lungo negli Stati Uniti, dove tutte è Più, e la ricerca della felicità passa per dei tentativi quanto mai ridicoli di "misurarla". Poi ritorna in Francia, dopo aver chiosato le sue frasi sulla felicità (ne ha trovate 20, ma la 18, poi, la cancella e per questo io ve la riporto) e capito meglio la lezione del monaco. Alla fine, come nelle buone favole, tutto finisce bene nel classico "e vissero tutti felici e contenti". Ripeto, la scrittura è un po' troppo sul versante ingenuo (ma forse dipende dal target dei lettori che ci si pone). Le domande che pone sono molto più forti e resistono alle pagine ed alle ingenuità. Cos'è la felicità? E come la si trova? Credo realmente che con un pizzico di onestà, si possa aprire un dibattito su queste frasi. Non sarà una rivoluzione, ma anche nel proprio ambito personale, credo che aiuti ognuno di noi a capire meglio sé stesso.