La via del ritorno

Difficile dopo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” aspettarsi qualcosa di più da un poeta come Remarque eppure,nell’ideale proseguo del suo romanzo verità di successo, Remarque riesce a fondere la poesia delle immagini ,delle parole,dei pensieri, con la triste, malinconica rappresentazione della realtà del reduce producendo un’opera letteraria affascinante. Il romanzo non presenta le scene di azioni del libro capostipite eppure finendolo di leggere ci si sente, se possibile, ancora più reduci ,quasi oppressi, di quando si finiva di leggere il primo. Velato permanentemente di cupezza ben rappresenta i ragazzi di una generazione di disadattati che tornando nel loro paese natio non trovano più festosi comitati di ricevimento ad accoglierli ma la realtà di un disagio che li fa sentire estranei nelle loro stesse famiglie, alla ricerca di qualcosa che non troveranno più, dei loro anni perduti, come congelati, della loro giovinezza mancata. La poesia di Remarque si apicizza ancora di più in quest’opera, indugiando molto sulla descrizione dei paesaggi senza essere prolissa, proiettando il lettore all’interno del mondo interiore di Ernesto (alter ego dello scrittore) e dei suoi camerati, all’interno di una generazione che cerca sé stessa senza ritrovarsi. Un libro consigliato come proseguo di Niente di nuovo sul fronte occidentale.