La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-1940 di Annemarie Schwarzenbach edito da Il Saggiatore

La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-1940

A cura di:
R. Perret
Traduttore:
D'Agostini T.
Data di Pubblicazione:
26 febbraio 2009
EAN:

9788856501032

ISBN:

8856501031

Pagine:
157
Formato:
brossura
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Descrizione La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-1940

Nel giugno 1939 Annemarie Schwarzenbach si lascia alle spalle una lunga terapia di disintossicazione, l'amore tormentato per Erika Mann e, insieme alla scrittrice Ella Mailart, si imbarca in un viaggio avventuroso a bordo di una Ford. La meta delle due donne è l'Afghanistan, un paese ai confini del mondo dove il tempo è rarefatto come l'aria delle montagne e brevi tragitti diventano peregrinazioni di giorni interi. Dalla Turchia alla Persia fino agli altopiani afghani, il viaggio diventa occasione di esplorare, insieme al mondo esterno, il proprio paesaggio interiore, di mettere alla prova certezze e paure, quello che Annemarie ha chiamato "un concentrato della nostra esistenza". Nel giugno 1939 Annemarie Schwarzenbach si lascia alle spalle una lunga terapia di disintossicazione, l'amore tormentato per Erika Mann e, insieme alla scrittrice Ella Mailart, si imbarca in un viaggio avventuroso a bordo di una Ford. La meta delle due donne è l'Afghanistan, un paese ai confini del mondo dove il tempo è rarefatto come l'aria delle montagne e brevi tragitti diventano peregrinazioni di giorni interi. Dalla Turchia alla Persia fino agli altopiani afghani, il viaggio diventa occasione di esplorare, insieme al mondo esterno, il proprio paesaggio interiore, di mettere alla prova certezze e paure, quello che Annemarie ha chiamato "un concentrato della nostra esistenza".

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3 di 5 su 3 recensioni

Coraggiose viaggiatriciDi l. emanuela-22 maggio 2012

Con una scrittura molto personale la Schwarzenbach racconta un viaggio in auto di due donne in solitudine in giro per luoghi sconosciuti. Affascinante leggere del viaggio fatto a bordo della Jeep di Annemarie e molto emozionante la maniera in cui l'autrice riesce a descrivere l'idea di cosa sia superare un confine via terra e vedere i paesaggi, le tradizioni, le culture che cambiano paese dopo paese.

Due donne in AfghanistanDi M. Cristina-1 settembre 2010

Sotto un titolo che, con prassi ormai acquisita, deve contenere la parola Kabul, vengono raccolti alcuni dei più di ottanta articoli, reportage e testi scritti da Annemarie Schwarzenbach dopo il suo viaggio in Afghanistan nel 1939-40. Mentre l'Europa è attraversata da venti di guerra, la Schwarzenbach, assieme alla giornalista Ella Maillart, dal carattere completamente diverso, affronta un viaggio estremamente difficile dal punto di vista logistico, ma soprattutto da quello della ricerca interiore. I testi spaziano da brani lirici ai confini con la poesia a più prosaici resoconti delle avventure quotidiane. Nel leggere questo libro tuttavia è opportuno ricordare che non si tratta di un diario e che alcuni argomenti vengono trattati più di una volta per cui solo a grosse linee è possibile seguire la scansione spazio-temporale del viaggio.

ALLA SCOPERTA D'UN MONDO ANTICODi P. Tullio-4 marzo 2009

Da tempo ero alla ricerca di questa pubblicazione. M'interessava trovare notizie sulle origini delle Popolazioni dell'Afganistan e del Kashmir. In questo senso, sono rimasto un po' deluso perché manca qualsiasi riferimento alle 10 tribù ebraiche disperse mezzo millennio prima della nostra era; infatti, dopo che Nabucodonosor aveva distrutto Gerusalemme, ne aveva deportato buona parte degli abitanti sopravvissuti; questi, in fine, erano riusciti a stabilirsi proprio qui ed i loro successori passeranno ad essere designati come "Beni Izrael". Una volta raggiunta la valle dell'Indo, si erano rifugiati precisamente nel Kashmir che - secondo alcune altre versioni - sarebbe la loro vera terra di origine, tanto è vero che, sempre seguendo le stesse ed anche altre fonti, diverse espressioni geografiche menzionate nell'Antico Testamento corrisponderebbero a località del Kashmir; del resto, se diamo ancora credito a tali autori, Afghana sarebbe nipote di Assaph figlio di Barachia. Ebbene, questi dettagli alimentano la mia curiosità e costituivano il mio più immediato e specifico interesse; forse, mi aspettavo troppo io. Comunque sia, devo riconoscere che si tratta di un resoconto certamente interessante, soprattutto se inserito nel suo contesto temporale. Infatti, mentre in Europa stava per scoppiare il più doloroso conflitto armato, due donne, fatto abbastanza insolito, partono da sole per avventurarsi verso regioni isolate, alla ricerca di una certa serenità, lontano dalla civiltà occidentale che - a sentire l'autrice - corrompeva, e per poter ritrovare un determinato mondo antico, alludendo, forse, al mitico eden dell'età dell'oro... Ecco che raggiungono Paesi dove alle donne ben scarso credito e pochi diritti erano - ed ancor oggi ai nostri giorni - sono riservati. A bordo della loro Ford, adeguatamente adattata alle difficoltà che dovevano affrontare, attraversano percorsi deserti e scoscesi, su strade oltremodo precarie; si fermano in villaggi e località isolate dal mondo, dove incontrano gente con usi del tutto propri, ma sempre generosa e disposta ad accoglierle e ad orientarle. Ed allora, ci parlano della sempre puntuale ospitalità che ricevono un po' ovunque e che è tradizionalmente riservata ai viaggiatori da parte delle popolazioni islamiche, ciò che non è molto noto in Occidente. Se, dunque, non ci sono accenni a proposito della mia ricerca sulle tracce delle tribù ebraiche disperse, rifugiatesi da quelle parti e che poi erano state assoggettate alla religione islamica, pur conservando alcune tipiche caratteristiche degli Ebraici, di cui ci riferiscono altre fonti, mi rimane, almeno, il consolo di aver effettivamente trovato la conferma di un concreto indizio. Infatti, in rapporto a questo particolare aspetto, la stessa scrittrice svizzera rivela come, dal loro abbigliamento, le donne afgane ebraiche si distinguevano per il fatto d'indossare "tcharis" (una versione di burka che copre tutto il corpo dal capo ai piedi) di color nero e, pertanto, differente da quanto indossato dalle altre donne musulmane. Ad ogni modo, a distanza di tanto tempo, questo libro di facile e piacevole lettura è, senza dubbio stimolante, anche perché ci descrive zone che oggi si trovano al centro dell'attenzione mondiale e presente nei notiziari di ogni singolo nostro giorno attuale. In fine, un aspetto rilevante è costituito, pure, da quanto ci riferisce, già a quei tempi, sui timori di una probabile prossima invasione dell'Afganistan che l'Unione Sovietica stava segretamente preparando allora, tanto è vero che queste stesse insolite visitatrici erano vigilate e sospettate di spionaggio. Del resto, i piani di espansione verso queste regioni erano già nelle antiche intenzioni degli stessi zar. Tuttavia, gli eventi della guerra mondiale prima e della guerra fredda poi, ritarderanno evidentemente tale ambizione, iniziativa che i comunisti, metteranno in pratica - con risultati notoriamente più che deleteri - solo decenni più tardi, quando il loro impero totalitario si trovava ormai già fatalmente avviato verso la vigilia del proprio tramonto.