Il verso della civetta di Oscar Montani edito da Nerocromo
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Il verso della civetta

Editore:

Nerocromo

Collana:
Thriller
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2015
EAN:

9788899402013

ISBN:

8899402019

Pagine:
324
Formato:
brossura
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Descrizione Il verso della civetta

Estate del 1927. Era attesa "Tranquilla, calma e laboriosa", come aveva promesso più volte Mussolini. Non sarà così. Una notte qualcuno bussa alla porta del dottor Idamo Butini, medico condotto, in cerca d'aiuto. È un collega medico chirurgo, braccato dai fascisti. È fuggito da Firenze e deve essere nascosto. Almeno per un po'. Neanche Montevarchi è però un rifugio sicuro. Il suo arrivo inoltre segna l'inizio di una serie di fatti inquietanti. L'operosa cittadina industriale del Valdarno è sconvolta dal suicidio di un'anziana signora. Due giorni dopo un feroce delitto è commesso in pieno giorno nella piazza principale del paese. Un edicolante, invalido di guerra, viene misteriosamente sgozzato mentre è seduto dentro l'edicola. Non si capisce né il motivo, né il modo. Come se non bastasse Idamo viene pregato dall'ex Proposto, anche lui invalido, di cercare una giovane novizia. Sembra fuggita per amore o per vergogna: è incinta? Sembra una storia boccaccesca, come indicano alcuni versi esposti sulla civetta dell'edicola, ma niente, in questa storia, è come sembra.

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5 di 5 su 1 recensione

Un'altra avventura di Idamo ButiniDi C. Anna-5 luglio 2015

Un eccellente noir-thriller di ambientazione storica che raccomando vivamente a lettori curiosi. La Montevarchi del 1927, anno di consolidamento del regime di Mussolini, in cui clero e autorità cittadine si apprestano ad accogliere con favore approcci e trattative tra Chiesa e Stato come soluzione alla "questione romana", è descritta minuziosamente nelle trame e attività di chi detiene gli esercizi di potere "terreno" e "spirituale". Minaccioso, e molto terreno, è invece il pugno di ferro delle squadracce notturne in sottofondo, impegnate in azioni punitive contro gli oppositori. L'indaffarata Piazza Varchi su cui si affacciano il Comune, il Palazzo Pretorio e la Collegiata è teatro di fatti inquietanti. La misteriosa quanto inattesa fuga di una giovane novizia che prestava servizio dall'anziano Preposto ammalato solletica speculazioni e pruriti tra gli attanti: forse ha un amante segreto, o forse è incinta e deve liberarsi dell'incomodo. Lo strano suicidio di un'anziana signora, gettatasi dalla finestra di casa e finita sul piancito della piazza sottostante, genera non pochi sospetti. L'orrendo delitto commesso all'ombra di un chiosco dei giornali, dove una mano clandestina affigge nottetempo nella "civetta" dell'edicola endecasillabi sibillini che sembrano sbeffeggiare tresche boccaccesche di rispettabili cittadini, poi, mette il tutto sotto una luce estremamente preoccupante. Spettatori notturni triangolano la veduta sulla piazza. Un dubbio svia le indagini: i fatti non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro, oppure tra loro vi è un nesso? A raccontare gli eventi è Idamo Butini che, nel dopoguerra, capitato a rovistare in soffitta s'imbatte in un'antica scatola di biscotti Saiwa, contenete oggetti che lo riportano indietro nel tempo, al 1927 appunto. La scatola ha custodito ricordi, un libretto dell'opera "Maria Stuarda" di Donizetti tenutasi quell'anno al Teatro Regio di Montevarchi, un calendario pieno di annotazioni e date importanti, che Idamo stesso ha tracciato per fissare gli avvenimenti, cerchiando le date con la matita copiativa. Idamo è un medico condotto segretamente impegnato nel soccorrere i feriti della Resistenza, e mentre aiuta un suo collega braccato dall'Ovra che deve essere nascosto fino al suo espatrio in Francia è obbligato suo malgrado a collaborare, in quanto medico legale, alle indagini di polizia per la risoluzione dei misteriosi casi che sconvolgono la tranquilla cittadina. L'azione avvincente e si dipana tra città e campagna, tra persone e attività tipiche delle classi sociali dell'epoca, sia cittadine che agricole, proprie del vecchio sistema mezzadrile. La ricostruzione di questo quadro è abile e resa con naturalezza. La ricostruzione ha un rapporto visivo, ricorda un album di foto ricordo, con oggetti che hanno giocato un ruolo nell'azione o sono appartenuti alle vittime. A semplici oggetti di uso quotidiano come il calendario del barbiere, la Fiat 501, l'edicola di ghisa, il telefono Stipel, la trebbiatrice, il poker, le ruzzole e i pallai, gli alambicchi e le scatole di magnesia o i caratteri da stampa è affidata la memoria. La narrazione accompagna sapientemente il lettore, come in un tour virtuale della Montevarchi d'allora, tra le vie e le case cittadine, tra cui il noto e storico edificio liberty di Villa Masini. Il lettore viene così trasportato indietro nel tempo, rassicurato dalle descrizioni minute di antichi giochi di ragazzi, coinvolto nelle attività sociali agricole collettive di lavoro (come la mietitura e trebbiatura) e nelle attività di divertimento del dopolavoro, e anche tentato dal pasto luculliano consumato da tutti, dopo tante ore di lavoro, su lenzuola distese sull'aia dai colori dell'arsura delle estati dell'epoca, ma soprattutto coinvolto nel terrore della caccia all'uomo. Se Idamo ricorda e racconta, a fine guerra, questi accadimenti, significa che pur essendo stato nel mirino è sopravvissuto. Una soluzione del mistero per nulla scontata avvolge la storia che tiene sospeso il lettore fino alle ultime pagine. Un vero thriller!