Il ventre di Napoli di Matilde Serao edito da Nulla Die
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Il ventre di Napoli

Editore:

Nulla Die

A cura di:
A. Santarelli
Data di Pubblicazione:
2020
EAN:

9788869152023

ISBN:

8869152022

Pagine:
142
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Trama Il ventre di Napoli

"... Hanno trent'anni e ne dimostrano cinquanta, sono curve, hanno perso i capelli, hanno i denti gialli e neri, camminano come sciancate, portano un vestito quattro anni, un grembiule sei mesi. Non si lamentano, non piangono: vanno a morire, prima di quarant'anni, all'ospedale, di perniciosa, di polmonite, di qualche orrenda malattia. Quante ne avrà portate via il colera!"Il Ventre di Napoli, come scrive la stessa Serao nell'introduzione, si compone di tre parti: la prima, scritta nel 1884, in seguito all'epidemia di colera che colpisce la città; la seconda e la terza, vent'anni dopo. Nella seconda parte, in modo particolare, la Serao mette a confronto la città del 1884 e quella del 1904 per analizzare i cambiamenti prodotti dallo "sventramento" decretato dal governo Depretis. L'opera è un reportage appassionato, e non enfatico, sulle ferite non sanate della città, sulle condizioni miserrime, sulle abitudini, sulle grandi virtù e sui vizi del popolo napoletano. Questa edizione presta grande attenzione filologica al testo e propone una veste grafica e redazionale particolarmente curata.

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5 di 5 su 1 recensione

Il ventre di Napoli e altre storieDi D. Castrese-27 luglio 2011

E' un po' triste osservare come la situazione a Napoli non sia cambiata poi molto. Le pagine dedicate all'inutilità di interventi urbanistici spacciati come risolutivi e invece meramente cosmetici sembrano preannunciare ben più recenti polemiche di epoca bassoliniana, e le osservazioni relative al rapporto fra costo della vita e reddito medio dei popolani talvolta paiono profetizzare attualissime proposte di gabbie salariali. La Serao che parla di Napoli è la Serao al suo meglio, combattiva e polemica come una Fallaci di fine Ottocento, e col merito di esserlo in una società in cui le donne erano considerate molto meno d'adesso... La Serao dei racconti invece mi piace meno: patetica e sentimentale, lontana anni luce dall'oggettività distaccata e pur profondamente umana, che so, di un Verga e del Verismo tutto. Ma se Verga, nel suo distacco, mi fa sentir vicini i pescatori di Aci Trezza, il patetismo della Serao mi rende i popolani napoletani figure di teatro, personaggi e non persone. E con ciò, tanti saluti, se mai c'è stata, alla pretesa di denuncia civile e morale.