Trilogia della frontiera: Cavalli selvaggi-Oltre il confine-Città della pianura
- Editore:
Einaudi
- Collana:
- Super ET
- Traduttore:
- Montanari R., Carosso A., Bernascone R.
- Data di Pubblicazione:
- 3 giugno 2008
- EAN:
9788806194116
- ISBN:
8806194119
- Pagine:
- 1033
- Formato:
- brossura
- Argomento:
- ANTOLOGIE (ESCLUSE LE ANTOLOGIE DI POESIE)
Trama Trilogia della frontiera: Cavalli selvaggi-Oltre il confine-Città della pianura
Tre storie di apprendistato e di eterno vagabondare di cavalli e cavalieri, tra deserti di sale, montagne innevate e pianure d'erba alta, attraverso la leggendaria frontiera fra il Texas e il Messico. Con "Cavalli selvaggi" siamo nel Texas del 1949. Lacerato ogni legame che lo stringeva alla terra e alla famiglia, John Grady Cole sella il cavallo e insieme all'amico Rawlins si mette sull'antica pista che conduce alla frontiera e più in là nel Messico, inseguendo un passato nobile, e forse, mai esistito. In "Oltre il confine", quando il destino gli offre l'occasione di passare la frontiera, il giovane Billy Parham compie la sua scelta e dirige il cavallo verso il Messico insieme al fratello Boyd. Billy ha appena catturato una lupa ferita che si stava accanendo sul bestiame della famiglia e ha deciso di non consegnarla al padre, che la ucciderebbe, ma di riportarla sulle montagne messicane per restituirla al suo mondo. "Città della pianura" inizia dove arrivavano i primi due romanzi. All'inizio degli anni Cinquanta John Grady Cole e Billy Parham lavorano in un ranch tra il Texas e il Messico. Insieme allevano cavalli, ascoltano sotto le stelle i racconti dei vecchi cowboys, si divertono al bar o al bordello. E al bordello John Grady incontra una sedicenne così bella da cambiargli la vita. Così contesa da costringerlo a scontrarsi con il suo protettore-filosofo Eduardo, in un duello allo stesso tempo epico e metafisico.
Recensioni degli utenti
Un'epopea western-27 aprile 2012
Grandissima trilogia western, lontana dalle atmosfere di Meridiano di sangue, ma non per questo meno spietato. I primi due libri (cavalli selvaggi e oltre il confine) sono stupendi, nel terzo, con la chiusura degli eventi, si avverte un po' di stanca. Tra i tre preferisco Oltre il confine dove l'uomo sarà costretto a vivere a stretto contatto con un animale (in questo caso il lupo)
1000 pagine stupende-10 febbraio 2012
Trilogia di McCarthy, Cavalli selvaggi-Oltre il confine-Città della pianura, raccolti in questa trilogia della frontiera. L'autore affronta le vicende e avventure formative di due giovani cowboy, John Grady Cole e Billy Parham nella leggendaria frontiera tra Texas e Mexico. L'autore è superlativo nella descrizione degli ambienti e delle caratteristiche dei personaggi. Consigliato!
Trilogia della frontiera-31 marzo 2011
Dopo tutto, lui ci ha abituato a questo e altro. Ho iniziato ad affrontare questo impegnativo corpus di tre romanzi, impegnativo più per il volume del tomo che per la scrittura, tutto sommato abbastanza facile, checché ne dica Baricco nella prefazione (piuttosto inutile) alla mia edizione. A essere banali si potrebbe definire "Cavalli selvaggi" un romanzo di formazione e in un certo qual modo di viaggio, ambientato in una frontiera con fortissimi richiami western: un giovane sedicenne americano lascia la casa per scoprire il mondo (che poi è il Messico, a pochi chilometri da casa) e soprattutto se stesso. Al di la del tenue filo conduttore, il libro narra una serie di episodi, che però spesso ripetono loro stessi e a volte inducono allo sbadiglio. Una annotazione particolare per il titolo: perché tradurre il titolo originale "All the pretty horses" con "Cavalli selvaggi"?
Trilogia della frontiera-8 novembre 2010
Un'epopea scritta, probabilmente, in un momento di quiete di McCarthy, che per un attimo lungo più di 1000 pagine viene lasciato in pace dai suoi peggiori incubi. Lunghi racconti dedicati agli eventi principali e altre, lunghe descrizione di accadimenti marginali che nulla hanno a che fare, all'apparenza, con ciò che succede ai protagonisti. Una lunga narrazione che si sussegue per pagine e pagine, al ritmo degli zoccoli dei cavalli, che sembra di sentirli: cloppiti cloppiti. Un esercizio di scrittura, in alcuni tratti ben riuscito, ma non basta a farne il migliore McCarthy.