Tre riprese originali del giudizio riflettente: Arendt, Ricoeur e la bioetica di Andrea Castagnoli

Tre riprese originali del giudizio riflettente: Arendt, Ricoeur e la bioetica

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2013/2014

Relatore:
Fabrizio Turoldo
Correlatore:
Cecilia Rofena
Facoltà:

Filosofia

Corso:

Filosofia

Cattedra:

bioetica

Lingua:
Italiano
Pagine:
186
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.37 Mb

Descrizione Tre riprese originali del giudizio riflettente: Arendt, Ricoeur e la bioetica

Prendendo le mosse dal corredo teorico dell'Estetica, abbiamo potuto cogliere al meglio le riprese originali del giudizio riflettente kantiano. Arendt, ad esempio, cita l'immaginazione nella sua declinazione del rendere presente ciò che è assente, visto che essa intende la politica come automanifestazione collettiva e ciò richiede la partecipazione ad una comunità che si offre in primo luogo nei termini di un palcoscenico in cui è garantita la liberta di continuare ad apparire, nonche di incidere sull'apparenza nello spazio originario della polis. Dopodiché, abbiamo richiamato la posizione di Nancy nel dibattito che scaturisce dal creazionismo in relazione al concetto di novità, poiché l'assenza di un universale immediato può essere legata al fatto che esso non è ancora stato creato o immaginato. La mancanza non è quindi imputabile a un limite della facoltà raziocinante, quanto piuttosto all'unicità del caso in questione ed è qui che ci siamo immersi nelle opere di Ricœur. Grazie al suo approccio trasversale, abbiamo distinto con precisione il procedimento di sussunzione del giudizio determinante, rispetto all'applicazione relativa al giudizio riflettente. La differenza risulta decisiva nelle situazioni complicate, che richiedono una notevole phronesis. Questa facoltà (come il talento estetico) non è trasmissibile secondo dei criteri precisi, pertanto la regola generale, ad esempio in ambito giuridico, dovra tenere presente le sfumature del caso, che molto spesso richiedono un andirivieni continuo dal piano universale a quello singolare per poter intercettare al meglio le peculiarità della situazione problematica, senza sganciarsi dalla norma. Il giudice sarà allora quel singolo chiamato a pronunciare la parola della legge con tutti gli accorgimenti necessari. Abbiamo poi tentato di mostrare come il giudizio riflettente possa fungere da elemento ausiliario nei confronti dell'imperativo categorico, andando a smussare il meccanismo quasi automatico di universalizzazione che esso detiene, per procedere attraverso una ricerca critica e creativa della norma etica maggiormente adatta alle circostanze più complesse. Nella parte finale abbiamo inoltre affrontato la ripresa del giudizio riflettente in ambito bioetico, muovendo dall'orizzonte arendtiano della politica e scendendo nei contesti della giurisprudenza e dell'etica fino alla particella medico-paziente. La scelta di analizzare la medicina è scaturita dalla sua duplice dimensione di arte e scienza. Sappiamo che ogni soggetto detiene una cifra unica, che non sempre permette di applicare lo stesso iter diagnostico a tutti i casi clinici ed è per questo che abbiamo suddiviso in tre livelli le problematiche mediche, a partire dalla diversa reazione del paziente di fronte alla medesima patologia. Inoltre, abbiamo richiamato il paradigma indiziario delineato da Carlo Ginzburg, per valorizzare un atteggiamento che si pone in sintonia con quello del giudizio riflettente, dove l'attenzione è rivolta ai dettagli spesso considerati, riduzionisticamente, inutili, quando invece possono rivelarsi decisivi per interpretare diversamente il nesso con l'universale. Per concludere, vorremmo evidenziare come nella storia della filosofia il rapporto fra singolare e universale sia conosciuto e dibattuto da sempre, tuttavia abbiamo voluto adottare il giudizio riflettente come trait d'union per collegare fra loro campi del sapere solitamente separati come la politica, la giurisprudenza, l'etica e la bioetica.

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