Politica e Islam in Algeria e Tunisia di Marco Tamburro

Politica e Islam in Algeria e Tunisia

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2010/2011

Relatore:
Eric Robert Terzuolo
Correlatore:
Luigi Goglia
Corso:

Scienze politiche e delle relazioni internazionali

Cattedra:

Geografia politico ed economica

Lingua:
Italiano
Pagine:
120
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.93 Mb

Descrizione Politica e Islam in Algeria e Tunisia

Fin dalla prima ondata araba che coinvolse il Maghreb, tra il VII e l'VIII secolo d.C., le popolazioni indigene dell'Algeria e della Tunisia avevano mostrato un forte desiderio d'indipendenza. L'influenza araba trasformò completamente la cultura della regione attraverso la diffusione dell'Islam e della lingua araba. Anche per questo, ancora nei secoli IX e X, i Berberi aderirono alla setta ortodossa dei kharigiti come modo per opporsi politicamente agli Arabi e furono sconfitti solo dagli Ziridi, dinastia anch'essa berbera. Malgrado il popolo berbero avesse adottato la religione degli invasori, non fu mai disposto ad accettarne il dominio, tanto da aderire in massa al kharigismo e a iniziare una serie di rivolte che durarono fino all'arrivo dei Turchi Ottomani. Il kharigismo fu considerato il primo movimento di una certa rilevanza che poneva i problemi di natura teologica nell'Islam, in quanto, secondo questa concezione, l'agire degli individui doveva seguire solamente i "precetti rivelati”. Inoltre, la persona migliore della comunità doveva essere scelta per guidarla, senza tener conto del rango sociale. Tra il XV e il XVI secolo, anche per sottrarsi all'influenza europea, l'Algeria e la Tunisia accettarono di entrare nell'orbita dell'Impero Ottomano. Gli Ottomani avevano iniziato la loro espansione già dal XIV secolo e si erano spinti sia verso l'Europa orientale sia verso l'Arabia, partendo dai territori dell'odierna Turchia. Nonostante la potenza ottomana, i territori del Maghreb conservarono un'ampia autonomia. L'indebolimento dell'Impero Ottomano portò gli Stati europei a interessarsi sempre di più a quei territori che avevano cercato un'affiliazione con gli Ottomani proprio per sottrarsi all'influenza delle potenze europee. Il vero inizio del secondo Impero coloniale viene collocato nel 1830, quando la Francia cominciò a invadere l'Algeria, occupandola diciassette anni dopo. Ovviamente, l'obiettivo delle conquiste coloniali era quello di sfruttare le risorse naturali, agricole e minerarie investendo anche nella costruzione di infrastrutture e reti di trasporto che migliorassero le comunicazioni; quest'ultime tra le più positive dell'esperienza coloniale insieme, però, a un'altra serie di fattori negativi. La conquista dell'Algeria fu un'impresa molto complicata per la Francia, che dovette fronteggiare un'agguerrita resistenza fino al 1842 per riuscire a ottenere una resa incondizionata. I Francesi hanno avuto sull'Algeria un'influenza politica, culturale e demografica senza precedenti nella storia del colonialismo in Africa, a cominciare dalla lingua. L'influenza francese fu estesa anche al resto dell'Africa settentrionale, con la formazione del protettorato in Tunisia nel 1881 con il Trattato del Bardo del 12 maggio 1881. Nonostante la grande espansione e il capillare controllo della Francia, le popolazioni colonizzate iniziavano a prendere coscienza della loro condizione, anche per influenze esterne. La necessità di modificare la situazione delle colonie, anche per il contributo che esse avevano offerto nel secondo conflitto mondiale, sarà solo uno dei principi che porterà alla nascita delle Nazioni Unite. Sicuramente, la Francia dovette affrontare le situazioni più complicate in quei Paesi dove l'opposizione al colonialismo cresceva sempre di più. Contemporaneamente, però, i governi centrali consideravano indispensabile mantenere il controllo sulle colonie, sia per motivazioni economiche sia per il prestigio che esse davano a livello internazionale. La Francia cercò di andare incontro alle richieste di apportare dei cambiamenti con la creazione dell'Union Française, introdotta con la Costituzione della Quarta Repubblica. Se la Tunisia riuscì a ottenere la piena indipendenza entro il 1956, la situazione fu molto diversa per quanto riguardò l'indipendenza algerina; in Francia l'opinione pubblica e la classe politica erano sconvolte dalla progressiva perdita dei possedimenti coloniali e, conseguentemente, da un indebolimento sullo scenario internazionale. In questo contesto l'Algeria era vista come parte del territorio francese e una sua eventuale perdita avrebbe costituito un colpo durissimo per l'immagine della Francia. Già dalla metà degli anni '50 la situazione algerina si era trasformata in una vera e propria battaglia metropolitana, in particolare per le strade di Algeri. In questo stato di caos il mondo politico francese si convinse che l'uomo giusto che avrebbe potuto modificare la situazione era De Gaulle, che, infatti, tornò al potere il 1° giugno 1958. Nonostante il generale fosse stato un grande sostenitore del colonialismo francese, si convinse ben presto che l'unica via d'uscita era rappresentata dall'indipendenza algerina. Dopo aver fronteggiato l'opposizione di parte dell'opinione pubblica francese e dei pieds noirs (coloni francesi che si trovavano in algeria), De Gaulle riuscì a continuare le trattative con Ben Bella, fino ad arrivare agli accordi di Evian del 1962.

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