Viaggio letterario in Italia (ai tempi del turismo globalizzato) di Sara Lonati

Viaggio letterario in Italia (ai tempi del turismo globalizzato)

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2006/2007

Relatore:
Anna Modena
Correlatore:
Claudio Visentin
Facoltà:

Lettere

Corso:

Editoria e comunicazione multimediale

Cattedra:

Letteratura italiana contemporanea

Lingua:
Italiano
Pagine:
185
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
11.86 Mb

Descrizione Viaggio letterario in Italia (ai tempi del turismo globalizzato)

La domanda che ha alimentato il motore della mia ricerca sulla letteratura di viaggio contemporanea è molto semplice: possiamo davvero parlare della fine dei viaggi? Già all'inizio del ventesimo secolo Lévi-Strauss nella sua celebre opera Tristes Tropiques aveva risposto positivamente. Ora che i mezzi di trasporto più rapidi e la comunicazione a livello planetario hanno messo in atto il tanto discusso processo di globalizzazione, il mondo si è trasformato in una serie di déjà-vu. Ma allora perché si continua a parlare e soprattutto a scrivere di viaggi? Alcuni importanti critici italiani, come Giulio Ferroni, hanno definito questa letteratura, che scaturisce da un contesto turistico e omologato, come «letteratura della fine del viaggio». Ho, dunque, voluto verificare questa definizione, rispondendo anzitutto – in rapporto al viaggio – a una domanda avanzata da Jean Paul Sartre: «qu'est-ce que la littérature?». Come ho potuto constatare, definire la letteratura di viaggio, oggi identificata dal genere del reportage, è ancora più problematico, poiché essa si pone in relazione con ciò che noi intendiamo per viaggio, ossia un'idea già di per sé in corso di (ri)definizione. Attraverso l'analisi di vari reportages di autori italiani contemporanei, ho potuto osservare come una narrazione di viaggio sia, tuttavia, possibile e divenga ancora più interessante considerando le immagini letterarie del viaggio nel Bel Paese. Guido Ceronetti, Gianni Celati, Pier Vittorio Tondelli, Alberto Arbasino, Enrico Brizzi e Francesco Piccolo rappresentano nuovi esempi del genere di Montaigne. Quando si pensa che tutto sia già stato scoperto, non resta che riscoprire – dopo i secoli dell'esotismo – ciò che è stato messo da parte. Non resta che partire e raccontare in maniera critica i paesaggi e gli abitanti dell'italia della fine del ventesimo secolo e dell'inizio del ventunesimo secolo. Si vedrà che sono ancora molteplici le possibilità di viaggio e di narrazione, influenzate dalle arti, dalla fotografia e dai mezzi moderni di comunicazione e che non occorre cercare un «altrove», perché nell'epoca della globalizzazione non esiste più. O, meglio, questo «altrove» è da ritrovare sotto i nostri passi.

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