Che lingua parlano i traduttori automatici?
Attendibilità e anomalie della traduzione online dal portoghese all'italiano e dall'italiano al portoghese di Silvia Liguori

Che lingua parlano i traduttori automatici? Attendibilità e anomalie della traduzione online dal portoghese all'italiano e dall'italiano al portoghese

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2014/2015

Relatore:
Paula Cristina De Paiva Limão
Correlatore:
Paola Bonucci
Corso:

mediazione linguistica applicata

Cattedra:

Lingue e letterature portoghese e brasiliana

Lingua:
Italiano
Pagine:
98
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
3.38 Mb

Descrizione Che lingua parlano i traduttori automatici? Attendibilità e anomalie della traduzione online dal portoghese all'italiano e dall'italiano al portoghese

Il lavoro di tesi triennale, con cui mi sono laureata presso l'Università degli Studi di Perugia, ha significato portare alla luce una questione che riguarda tutto il mondo della comunicazione tradizionale e interattiva: in che modo far giungere un qualsiasi messaggio in una lingua a che sia comprensibile in una lingua b? In modo tradizionale esistono corsi specifici che preparano l'individuo alla professione di traduttore o interprete (no, non si tratta della stessa professione). Tuttavia si sa che la crisi economica globale ha costretto chiunque avesse bisogno di far giungere il proprio “messaggio” in altre lingue, a rivolgersi a strumenti automatici online anziché a professionisti del settore, puntando al risparmio a discapito della qualità (questo mio lavoro di tesi risale al 2014) e tutti abbiamo visto cosa si è verificato prima e durante il famoso expo di Milano: errori ortografici in inglese e presumibilmente anche in altre lingue, una scarsa attenzione al turista straniero, indicazioni approssimative, una mascotte composta da tanti ortaggi che ha dato vita a traduzioni, per l'utente non italiano, a dir poco approssimative. Nel mio lavoro ho cercato di introdurre la tematica attraverso la storia dei traduttori automatici, i più conosciuti e i più utilizzati, cercando di capire come mai (oltre alla gratuità) siano così ricercati, ma soprattutto perché nonostante gli stessi professionisti del settore ammettano di farne uso, i non professionisti non si preoccupano di fare una revisione di un testo tradotto con questa metodologia. L'aspetto preoccupante riguarda settori di utilizzo alla portata di tutti: siti internet di giornalismo e blog in primis, che hanno addirittura il tasto per la traduzione immediata, o i browser che aprendo una pagina in un'altra lingua ti chiedono con fare “minaccioso” se intendi tradurre in italiano; per non parlare di segnaletiche urbane (metro, treni su tutte) fino a spiegazioni e depliant di musei e monumenti, o più semplicemente i menù turistici dei vari ristoranti. Che agli italiani non piacciano le lingue straniere, e non è una critica, è un dato di fatto. Eppure è un requisito tra i più richiesti quando si presenta un curriculum per un posto di lavoro, l'amara sorpresa arriva quando quei candidati che parlano e scrivono le lingue straniere si trovano di fronte a datori di lavoro che quelle lingue le sanno in modo approssimativo o non le sanno affatto. Nel secondo capitolo ho cercato di approfondire un tema rilevante nella mia prima lingua di studio che è il portoghese. Ho descritto brevemente la storia della lingua portoghese e come si è arrivati al famoso “acordo ortográfico” del 1990 con le varie modifiche. Ho cercato di descrivere le varie differenze e analogie tra il portoghese europeo (che si parla anche nelle ex colonie africane e asiatiche dell'impero portoghese) e il portoghese brasiliano a livello morfologico e grammaticale. Nell'ultimo capitolo ho cercato di analizzare a fondo il modo in cui i principali traduttori automatici descritti in precedenza, si comportassero con alcuni segmenti di brani di vario tipo: un estratto da un libro, una voce enciclopedica, un'e-mail e l'analisi ha riguardato sia la parte dal portoghese all'italiano che dall'italiano al portoghese. Alla fine mi sono resa conto che il titolo dato alla tesi calzava alla perfezione: che lingua parlano i traduttori automatici? Perché è davvero una lingua a parte, ma è una lingua fatta di una memoria e di algoritmi che archiviano tutte le parole di una certa lingua e il loro utilizzo e in base a ciò restituiscono una traduzione che viene in ogni caso mediata (spesso! ) dall'inglese (ovvero ciò che non si vede è che il traduttore automatico se si trova di fronte a una lingua poco usata, fa questo traduce lingua b in inglese e dall'inglese alla lingua a). ho anche parlato di un progetto per metà lusitano e metà americano, sullo sviluppo di un software avanzato di traduzione semi-automatica con sintetizzazione vocale, notevolmente interessante. Sono giunta alla conclusione che non bisogna stigmatizzare, nemmeno tra i professionisti della traduzione e interpretariato, l'utilizzo dei traduttori automatici, ma è necessario usarli con cognizione di causa, con il giusto distacco, sapendo che in questo momento di sviluppo tecnologico non restituiranno mai una traduzione perfetta a livello di un traduttore umano (e sì, gli umani del settore sbagliano, anche se non usano questi mezzi, ma più per una questione formale o interpretativa), sta quindi alla bravura del suddetto professionista usarli per ottimizzare i tempi in caso di testi molto lunghi, ma sapere in un certo senso che si dovrà comunque correggerli se si vuole ottenere un buon lavoro di traduzione.

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