Ruolo di Pityophthorus juglandis (Coleoptera, Curculionidae) nei meccanismi di diffusione del fungo fitopatogeno Geosmithia morbida di Giulia Sbrizza

Ruolo di Pityophthorus juglandis (Coleoptera, Curculionidae) nei meccanismi di diffusione del fungo fitopatogeno Geosmithia morbida

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2014/2015

Relatore:
Massimo Faccoli
Correlatore:
Lucio Montecchio
Facoltà:

Agraria

Corso:

tecnologie forestali e ambientali

Cattedra:

entomologia generale e applicata

Lingua:
Italiano
Pagine:
1
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
4.08 Mb

Descrizione Ruolo di Pityophthorus juglandis (Coleoptera, Curculionidae) nei meccanismi di diffusione del fungo fitopatogeno Geosmithia morbida

Il fenomeno dell’introduzione di organismi alieni è un processo che avviene ormai da secoli ed è considerato a tutti gli effetti come una minaccia a livello globale. Negli ultimi decenni, il commercio globale, associato al fenomeno dei cambiamenti climatici, ha contribuito a rendere più facile la diffusione e la sopravvivenza di organismi esotici nei paesi di nuova introduzione, determinando un tasso di introduzione di specie aliene sempre più elevato. Tra gli insetti, le specie xilofaghe sono considerate come gli organismi invasivi di maggiore successo grazie alla loro capacità di essere trasportate all’interno di una vasta gamma di materiali legnosi, dove possono sfuggire alle misure di controllo preventivo e superare eventuali condizioni climatiche avverse che si presentano durante gli spostamenti. Una volta entrate e stabilite all’interno del nuovo ambiente, possono causare gravi danni al patrimonio forestale del paese con conseguenze economiche e ambientali. Una delle ultime specie introdotte in Italia, è uno scolitide originario degli Stati Uniti, Pityophthorus juglandis, vettore del fungo simbionte Geosmithia morbida, causa del cancro rameale del noce nero (thousand cankers disease, tcd). Nell’areale d’origine la malattia è progredita velocemente, e si teme che, dopo il primo rinvenimento in Italia, la malattia possa avere lo stesso decorso anche in Europa. Attraverso questo studio, condotto su individui provenienti dalle province di Mantova e Vicenza, primi focolai europei della malattia, si è voluto indagare il ruolo dello scolitide come vettore del fungo, studiando la percentuale totale di vettori, le eventuali differenze tra i sessi, la composizione della flora fungina associata e le possibili diversità a livello genetico tra le due presunte popolazioni italiane, testando parallelamente la bontà di due metodi di individuazione del fungo, uno tramite colture su substrato e l’altro tramite analisi genetica. I risultati hanno permesso la caratterizzazione genetica delle popolazioni italiane, che non mostrano differenze tra di loro e presentano un’identità completa con quelle dell’areale d’origine americano. Tramite l’analisi genetica, metodo che si è rivelato il migliore nell’individuazione del fungo, si è visto che quasi la totalità degli individui risulta vettore del fungo e che non sembrano esserci differenze rilevanti tra maschi e femmine. Infine, dallo studio della flora fungina associata, c’è da sottolineare l’interessante presenza di Fusarium solani, che non sembra però essere direttamente collegato alla presenza di Geosmithia morbida, e l’individuazione di Beauveria sp, fungo entomopatogeno.

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