La concezione del mimo di Étienne Decroux di Anna Mercogliano

La concezione del mimo di Étienne Decroux

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2006/2007

Relatore:
Paola Degli esposti
Facoltà:

Lettere

Corso:

Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo

Cattedra:

storia del testro

Lingua:
Italiano
Pagine:
40
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
800.22 Kb

Descrizione La concezione del mimo di Étienne Decroux

Tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, si riscontra una nuova e forte attenzione al corpo dell'attore, e alle sue enormi potenzialità espressive. In questo clima, sorgono numerosi teatri-studio in cui viene riservato ampio spazio all'addestramento fisico dell'attore. Tra queste scuole, si apre a Parigi la scuola del Vieux Colombier, diretta da Jacques Copeau, che elabora un progetto formativo in cui l'attore possa prendere coscienza e consapevolezza delle possibilità espressive del proprio corpo, in particolare attraverso esercizi di mimo con maschere neutre. Étienne Decroux, che frequenta per un breve periodo l'istituzione di Copeau, resta colpito dal duro allenamento a cui vengono sottoposti gli allievi e ha modo di assistere alle scene mute che costoro componevano con i corpi nudi e i volti mascherati. È proprio a partire dai corpi nudi in allenamento che Decroux intravede la via per creare un'arte dell'attore, il mimo corporeo, a cui si dedicherà per il resto della sua vita. Negli anni quaranta apre la propria scuola e, grazie a un duro lavoro pedagogico, approfondisce sistematicamente i principi del mimo corporeo. Decroux ne rifonda l'arte partendo da una concezione totalmente diversa rispetto a quella della pantomima tradizionale ottocentesca, quest'ultima basata su di un uso fortemente convenzionale della gestualità manuale e della mimica facciale. Il mimo corporeo, quindi, abbandona il carattere descrittivo, imitativo e stereotipato della pantomima e aspira alla trasposizione plastica antinaturalistica e non figurativa dei soggetti, eleggendo il tronco del corpo come principale mezzo espressivo; inoltre, il mimo contemporaneo ricorre a maschere inespressive o veli di seta per rendere il volto neutro e liberarlo, così, dal legame con lo stereotipo. La nuova poetica corporea ha come ideale estetico quello di ottenere un movimento statuario e geometricamente perfetto, che non tenda a imitare o a raccontare il dato reale, ma bensì a renderlo totalmente astratto. Per ottenere questo risultato il mimo deve "contraffare" il proprio corpo, ossia «deformarlo, costruirsene un altro, fittizio, scenico, extraquotidiano», (Marco De Marinis, parole sul mimo) utilizzando i movimenti muscolari e gli organi fisici secondo modalità diverse da quelle in uso nella vita quotidiana. A tal proposito Decroux elabora, durante la sua lunga ed estenuante attività di ricerca, una vera e propria "grammatica", che conduce l'attore-mimo a dominare le varie parti del corpo e renderle indipendenti le une dalle altre, affinché i suoi movimenti risultino totalmente disciplinati e controllati, secondo uno stile geometrico. Il lungo lavoro di Decroux si basa, dunque, sulla ricerca di un gesto preciso ed essenziale, totalmente sottomesso alla volontà dell'attore, che riesce a fare del suo corpo un'opera d'arte. I principi teorici e pratici dell'arte del mimo corporeo vengono raccolti da Decroux nel libro parole sul mimo, una sorta di autobiografia del maestro francese, in cui vi si trovano testi di conferenze, articoli, saggi inediti, note per i suoi corsi di formazione e le sue prime riflessioni sul teatro e sul mimo. La ricerca espressiva e tecnica della nuova arte mimica a cui Decroux si è dedicato per oltre un cinquantennio non nasce, quindi, dall'esigenza di rinnovare la vecchia pantomima, ma ha l'obiettivo di trasformare radicalmente il teatro, partendo proprio dal corpo dell'attore. Giorgio Strehler, che ha potuto condividere con Decroux un'esperienza di insegnamento alla scuola del piccolo negli anni cinquanta, così riassume l'importanza delle concezioni introdotte dal maestro nella pratica teatrale: «direi quasi che il mimo è per Decroux (che forse mi perdonerà l'eresia! ) un pretesto. Un pretesto per disegnare alla base il profilo di un nuovo teatro, la forma di un teatro del domani, che partendo dal "corpo", e da esso solo, nello spazio dell'universo, nel vuoto, nella nudità, nel silenzio (o nella musica delle sfere), ritrovi il senso e la forma originaria della teatralità umana più essenziale». (Giorgio Strehler, parole sul mimo).

€ 16.00
Download immediato
servizio Prenota Ritiri su tesi La concezione del mimo di Étienne Decroux
Prenota e ritira
Scegli il punto di consegna e ritira quando vuoi

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti