La teologia della liberazione in America Latina: dalla parola di Dio alla rivoluzione dei cristiani di Valerio Di fonzo

La teologia della liberazione in America Latina: dalla parola di Dio alla rivoluzione dei cristiani

Tipologia:

Tesi vecchio ordinamento

Anno accademico:

2010/2011

Relatore:
Loris Zanatta
Corso:

Scienze Internazionali e Diplomatiche

Cattedra:

storia e istituzioni dell'america latina

Lingua:
Italiano
Pagine:
89
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.04 Mb

Descrizione La teologia della liberazione in America Latina: dalla parola di Dio alla rivoluzione dei cristiani

Nella prima metà del XX secolo il continente latinoamericano fu attraversato da una serie di cambiamenti economici, politici e sociali. Da un punto di vista economico questo fu il periodo in cui le economie nazionali iniziano ad integrarsi nel sistema globale centrato su Europa e Stati Uniti. L’espansione economica che ne conseguì diede il via ad un processo di modernizzazione che dal campo economico innescò cambiamenti sociali che a loro volta inevitabilmente influenzarono il contesto politico. La trasformazione guidata dalla modernizzazione si manifestò attraverso l’urbanizzazione delle città, nelle quali si riversarono le popolazioni rurali in cerca di migliori livelli di vita; un ceto medio urbano già formato ed un proletariato urbano emergente, legati soprattutto all’industria agro- esportatrice; settori della società tuttavia senza una corrispondente rappresentanza politica. Questi cambiamenti agirono in misura diversa sia sull’ordine politico sia su quello religioso. L’avanzare della fede nella scienza e nella tecnica a discapito della religione, in un continente a maggioranza cattolico, significò una perdita di attrazione da parte della Chiesa, la quale avrebbe dovuto adeguarsi ai cambiamenti. Inoltre la portentosa globalizzazione che investì l’area tra la metà dell’ottocento e la prima guerra mondiale e ne stravolse il profilo demografico, sociale, economico culturale, creò le condizioni in cui emerse il populismo. In tale contesto va inquadrata l’edificazione dello Estato Novo di Getulio Vargas in Brasile nel 1937, così come pure la vittoria delle elezioni presidenziali di Juan Peron, nel 1946, in Argentina, o ancora la presidenza di Cardenas in Messico. Nel periodo in cui i regimi populisti cercarono di organizzare lo stato nazionale in considerazione degli interessi dei nuovi gruppi, la Chiesa di Roma iniziò a prendere coscienza che il cambiamento avrebbe potuto far diminuire la sua influenza nella sfera pubblica. Non fu casuale perciò che nel 1957 papa Pio XII scrisse l’enciclica Fidei Donum, con l’intento di dare nuova linfa alla chiesa dell’America Latina. Tale enciclica sebbene incitasse ad un maggiore impegno missionario in primo luogo in africa era destinata anche a quelle zone del mondo dove la presenza del clero era carente: “nelle missioni recenti” – recita l’enciclica- “per esempio, fondate magari solo una decina di anni fa, non si può sperare prima di un lungo tempo un notevole aiuto del clero locale, ed i troppi rari missionari sparsi su territori immensi, dove lavorano altre confessioni non cattoliche, non possono più rispondere a tutte le esigenze”. Grazie a questo intervento da parte del pontefice iniziarono ad aumentare anche in America Latina gli effettivi del clero straniero provenienti dall’Europa e dal Nord America. Fu significativo il ruolo che da quel momento in poi iniziò ad assumere un cattolicesimo di matrice franco-belga, il quale usando il metodo di indagine delle scienze sociali cercò di trovare soluzioni per un rinnovamento del ruolo della chiesa in favore di una partecipazione più attiva all’interno della comunità.

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