Quando la parola si fa danza: il fantastico nel balletto romantico  di Sara Pezzi

Quando la parola si fa danza: il fantastico nel balletto romantico

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2015/2016

Relatore:
Elena Cervellati
Correlatore:
Fabio Martelli
Facoltà:

Lettere

Corso:

Lettere

Cattedra:

teorie e poetiche della danza

Lingua:
Italiano
Pagine:
160
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
2.67 Mb

Descrizione Quando la parola si fa danza: il fantastico nel balletto romantico

Le discipline teoriche dedicate allo studio dell’arte di Tersicore sono nate in tempi relativamente recenti. La critica della danza ha origine nell’Ottocento a seguito del pioneristico esempio del giornalista, scrittore, poeta, librettista, intellettuale Théophile Gautier; la storiografia dedicata si sviluppa soltanto nel XX secolo, quando alla danza è stata ormai universalmente e definitivamente riconosciuta la qualifica di arte autonoma. Per un’effettiva presa di coscienza che porti ad una ridefinizione ed articolazione degli studi storico-critici si dovranno addirittura attendere gli anni Ottanta del Novecento. La rifondazione della concezione della danza, avviata nel secolo scorso, le restituisce un rigenerato valore umanistico etico ed estetico, dando così nuovo slancio agli studi sul teatro coreico. Le arti performative hanno sempre rappresentato un potente mezzo di riflessione sulla realtà. Sin dall’antichità l’atto teatrale implica una dimensione di specchio della società in cui esso prende vita; sul palcoscenico è possibile rintracciare le gioie e i dolori, le certezze e le contraddizioni di un’epoca. Nel delineare l’argomento dello studio la prima scelta è pertanto di ordine cronologico: si è deciso di concentrarsi su di un periodo caratterizzato da grande dinamicità, una fase di transizione storica che ha assistito a notevoli assestamenti economici, politici, sociali e culturali. È infatti durante congiunzioni simili che l’arte assapora momenti di particolare fecondità, assumendosi il compito di rappresentare le svolte epocali in atto mettendo in luce entrambi i lati della medaglia: la faccia, fatta di conquiste, avanzamenti ed orgoglio, e il rovescio, costituito dal trauma e dal senso di smarrimento che colpiscono l’individuo privato di schemi costanti cui fare riferimento. È il caso del romanticismo, il movimento che permea della sua influenza tutta la vita artistica e intellettuale, ma pure culturale e sociale, del XIX secolo. Naturalmente la danza, al pari delle altre espressioni artistiche, si rende partecipe del clima e della sensibilità romantica, affrontando nel mentre un complesso lavoro di auto-designazione che sfocia nell’organica definizione di un suo specifico linguaggio. Il balletto conquista il proprio posto nel panorama culturale grazie a una fervente produzione di lavori coreici strettamente connessi ai codici dell’epoca; di questi un numero non esiguo confluirà in quello che chiamiamo “repertorio classico”, ovvero in quel canone di opere dotate di una completezza formale, concettuale ed estetica così elevata da aver loro permesso di sopravvivere nel corso dei secoli, mantenendo un fascino tale da essere tuttora le più rappresentate ed ammirate. All’interno del movimento romantico è possibile distinguere una corrente che ne è insieme prodotto e ampliamento, definita “fantastica”. In ambito letterario si identifica nel fantastico la rottura dell’ordine riconosciuto, l’irruzione dell’inammissibile in seno ad una inalterabile realtà quotidiana. Non solo le penne più autorevoli dell’epoca si cimentarono in questo genere, da Hoffmann a Gautier a Poe, ma la sua influenza dilagò fin nelle arti visive, basti pensare alle opere di Johann Heinrich Füssli; i suoi paradigmi inoltre risultano analoghi a quelli attivi in ambiti in apparenza distanti, dall’immaginario sociale collettivo ai nascenti interessi di stampo medico nei confronti della dimensione onirica. L’interrogativo che si è posto è se il fantastico, inteso in senso globale quale macro-categoria di figure, atmosfere, codici, non fosse penetrato fin nell’arte coreutica e non costituisse una delle motivazioni profonde alla base della verve perdurante del balletto di origini ottocentesche. Nel presente elaborato si è cercato di realizzare un serrato raffronto di gesto e inchiostro, secondo un approccio che si può definire comparatistico. All’interno dell’enorme catalogo delle produzioni riconducibili all’entourage romantico sono state vagliate tre opere esemplificative: Le diable amoureux, del 1840, La Péri, del 1843 e Coppélia, debuttata nel 1870. La prima e l’ultima delle produzioni citate sono state scelte perché dichiaratamente legate a testi riconosciuti come fantastici, rispettivamente Il diavolo innamorato di Jacques Cazotte e Der sandmann di E. T. A. Hoffmann; La Péri è stata invece privilegiata in quanto rappresentativa di una personalità il cui contributo è stato fondamentale in egual misura per la danza e per la letteratura, l’eclettico Théophile Gautier.

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