Menzogne ed indizi che trapelano: uno studio sulle microespressioni facciali di Paola Pierandrei

Menzogne ed indizi che trapelano: uno studio sulle microespressioni facciali

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2011/2012

Relatore:
Gabriele Prati
Corso:

criminologia applicata per l'investigazione e la sicurezza

Cattedra:

psicologia giuridica

Lingua:
Italiano
Pagine:
88
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
4.06 Mb

Descrizione Menzogne ed indizi che trapelano: uno studio sulle microespressioni facciali

Il fulcro degli studi di Ekman sono le espressioni del volto e le menzogne. Lo studioso stabilì che colui che mente esprime a parole un emozione non conforme a quella espressa dal volto, che difficilmente può essere modulata o censurata, come avviene per le parole che si utilizzano in un colloquio. Egli riteneva che la menzogna può essere svelata dagli indizi presenti nel comportamento non verbale. A questo proposito fece una distinzione tra gli indizi rivelatori, che permettono di mettere a nudo la verità, e gli indizi di falso, che invece permettono solo di far capire che si è in presenza di un’informazione mendace all’interno di un discorso, ma, non permette di far capire quale sia. Un’ ulteriore distinzione che Ekman e Friesen studiarono è relativa ai segni mimici convenzionali e ai gesti manipolatori entrambi vengono considerati lapsus gestuali. Rientrano all’interno dei gesti mimici convenzionali l’alzare le spalle, fare “gestacci”, la “strizzata” d’occhio, il sopracciglio sollevato. Questi gesti hanno la funzione di sottolineare o integrare le parole del discorso. Sono gesti manipolatori, invece, massaggiare, strofinare, trattenere, pizzicare un’altra parte del corpo. Gli equivalenti facciali dei gesti manipolatori sono: mordersi le labbra, succhiarle o leccarle, gonfiare le gote. Ekman concentrò i suoi primi lavori sulla teoria dell’evoluzione di Darwin. In realtà egli la contestava fortemente ritenendo, invece, che le espressioni sono un prodotto culturale non un prodotto dell’evoluzione. Nel corso delle sperimentazioni i suoi risulti confermarono la teoria evoluzionista. Ekman applicò il metodo di rilevazione della menzogna anche in Tribunale concludendo che, spesso, tale rilevazione sia ardua, poiché, prima che il testimone venga ascoltato passa diverso tempo. Durante il quale egli ha la possibilità di preparare adeguatamente ciò che dovrà dire e di soffocare le emozioni relative all’accaduto. Ovviamente ciò non significa che le analisi delle micro-espressioni non siano possibili da effettuare in Tribunale ma che, sarà necessario prestare molta più attenzione. A partire dalla teoria di Ekman, ho deciso di effettuare la ricerca avente come obiettivo quello di verificare la possibilità di trarre delle informazioni analizzando materiale video raccolto in Tribunale. L’attività di analisi ha richiesto tre mesi, durante i quali ho visionato più volte i video, per riuscire a ricostruire il caso ed evidenziare i passaggi critici, quelli in cui, era più importante stabilire che tipo di emozione provava la persona ascoltata. I dibattimenti a cui ho assistito sono due. Il primo è relativo alla rapina in villa ai danni di B. L, nella sua abitazione di Ancona, avvenuta nel cuore della notte mentre lo stesso dormiva con la sua famiglia. Il secondo all’arresto, in flagranza di reato di spaccio di sostanze stupefacenti, ai danni di tre Nordafricani. Nel primo dibattimento vengono ascoltati la vittima e i due poliziotti titolari delle indagini. Nel secondo caso le persone ascoltate sono il poliziotto che ha partecipato all’arresto del giovane Nordafricano insieme a due connazionali e l’unico giovane che accetta di rispondere alle domande. L’agente si mostra rilassato, descrivendo in modo chiaro cosa è avvenuto. L’avvocato difensore cerca di mettere in dubbio, le sue parole, utilizzando la frase: “Lei presume? ”. Quest’ultima domanda viene immediatamente contestata dal giudice che la dichiara inammissibile in un procedimento penale. Il poliziotto si lascia sfuggire un piccolo sorriso, compaiono le “zampe di gallina” e il lieve sollevamento dell’angolo della bocca verso l’alto. L’avvocato continua il suo interrogatorio passando a un nuovo argomento, ovvero, gli accertamenti sulla sostanza sequestrata, in particolare sulla quantità. L’agente ora si mostra teso, infatti, le sue labbra sono tirate, le sopracciglia si alzano e si formano delle rughe sulla fronte. Questa mimica è tipica dell’espressione di lieve paura o paura controllata. La seconda persona ascoltata è il giovane Nordafricano che ha accettato di rispondere alle domande. Il giovane si mostra teso e preoccupato, le sue sopracciglia sono infatti sollevate, la fronte presenta rughe orizzontali e gli angoli della bocca sono stirati indietro.

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